BEATO PIO IX PAPA
Il
Figlio di Dio e Redentore del genere umano, il Signore
Nostro Gesù Cristo, accingendosi a ritornare al Padre celeste, promise che
sarebbe rimasto con la sua Chiesa militante sulla
terra, tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli. Pertanto Egli, in
nessun tempo, mai tralasciò di essere sollecito ad
aiutare la sua sposa diletta, di assisterla nell'insegnamento, di benedirla
nelle sue opere, di soccorrerla nei pericoli. Questa sua salutare
Provvidenza, come apparve di continuo da altri innumerevoli benefici, così si
manifestò grandissima in quei frutti che pervennero a tutto l'Orbe cristiano
dai vari Concili Ecumenici e segnatamente da quello di Trento, quantunque sia
stato celebrato in tempi malagevoli. Da questo Concilio infatti
furono più espressamente definiti e più ampiamente esposti i
dogmi santissimi della Religione, con la condanna e la repressione degli
errori. Da tale Concilio venne reintegrata la
disciplina ecclesiastica e più saldamente rinsaldata; fu promosso nel Clero
l'amore della scienza e della pietà; furono preparati i collegi per educare
gli adolescenti alla milizia sacerdotale; infine, furono restaurati i costumi
del popolo cristiano con una più diligente istruzione dei fedeli e con l'uso
più frequente dei Sacramenti. Ne derivò inoltre una maggiore comunione delle membra col Capo
visibile, e si aggiunse maggior vigore a tutto il Corpo mistico di Cristo; si
moltiplicarono gli ordini religiosi e gli altri istituti di pietà cristiana,
e sorse quell'ardore assiduo e costante nel propagare largamente per il mondo il regno di Cristo, fino allo spargimento del
sangue. Ma
mentre, con animo grato, rammentiamo doverosamente questi ed altri benefici
che la divina clemenza ha elargito alla Chiesa, specialmente per mezzo
dell'ultimo Sinodo ecumenico, non possiamo
comprimere l'acerbo dolore causato principalmente dal fatto che o cadde in
disprezzo presso moltissimi l'autorità del predetto
santo Concilio, o perché si trascurarono i suoi sapientissimi decreti. Certamente nessuno ignora che le eresie, già
condannate dai Padri del Concilio Tridentino, si divisero
in varie sette in conseguenza del rigetto che si faceva del divino magistero
della Chiesa e con il lasciare in balìa del
giudizio di ciascuno le verità relative alla religione; e queste sette,
discordando tra loro e combattendosi, fecero venir meno in molti ogni fede in
Cristo. Così le stesse Sacre Scritture, che prima erano proclamate come la
sola fonte della verità e il codice unico della dottrina cristiana, finirono
coll'essere ritenute non più libri divini, fino ad essere annoverate fra i
racconti mitici. Allora nacque e si diffuse ampiamente quella dottrina del
razionalismo, o naturalismo, che combattendo in tutto la
religione cristiana appunto perché di istituzione soprannaturale, con
ogni sforzo si adopera di ottenere che, bandito il Cristo (il solo Signore e
Salvatore nostro) sia dalla mente degli uomini, sia dalla vita e dai costumi
dei popoli, si potesse instaurare il regno – come dicono – della pura ragione
e della natura. Abbandonata poi e rigettata la religione cristiana, rinnegato
il vero Dio e il suo Cristo, alla fine molti precipitarono nel baratro del
panteismo, del materialismo, dell'ateismo, cosicché, negando la stessa natura
razionale e ogni norma di giustizia e di rettitudine, arrivano
ad abbattere i fondamenti essenziali della società umana. Imperversando poi dovunque questa empietà, accadde miserabilmente che molti, pure figli della Chiesa cattolica, si smarrirono dalla via della vera pietà, ed oscurandosi in loro a poco a poco le verità, si attenuò anche il sentire cattolico. Trasportati da queste instabili e speciose dottrine, confondendo malamente la natura con la grazia, la scienza umana con la fede divina, arrivano a corrompere il senso genuino dei dogmi professati dalla Santa Madre Chiesa e mettono in pericolo l'integrità e la sincerità della fede. In considerazione di tutte queste cose, come non possono commuoversi le intime viscere della Chiesa? Poiché, come Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano a conoscere la verità; come Cristo venne per salvare ciò che era perduto a congregare in uno i figli che erano dispersi, così la Chiesa, costituita da Dio Madre e Maestra dei popoli, ben sa di essere debitrice a tutti: pertanto è sempre pronta a sollevare i caduti, a sostenere i vacillanti, ad abbracciare quelli che ritornano, a confermare i buoni e ad indirizzarli verso le cose migliori. Perciò in nessun tempo essa può
astenersi dall'attestare e predicare la verità di Dio che risana ogni cosa,
non ignorando quello che a lei è stato detto: "Lo Spirito mio che è in te, e le mie parole che posi sulla tua bocca,
non si allontaneranno dalla tua bocca né ora, né mai" (Is 49,21). Noi dunque, seguendo le
orme dei Nostri Predecessori, in virtù del Nostro Apostolico mandato, non
cessiamo mai d'insegnare e difendere la verità cattolica e di condannare le
dottrine perverse. Ora
poi essendo qui uniti con Noi, deliberanti, tutti i Vescovi del mondo
cattolico, dalla Nostra autorità congregati nello Spirito Santo in questo
Concilio Ecumenico, fondandoci sulla parola di Dio, contenuta nella Scrittura
e nella Tradizione, come l'abbiamo ricevuta, santamente custodita e
genuinamente interpretata dalla Chiesa cattolica, determinammo di professare e dichiarare al cospetto di tutti, da
questa Cattedra di Pietro, con la potestà a Noi trasmessa da Dio, la salutare
dottrina di Cristo, proscrivendo e condannando gli errori ad essa contrari. Capitolo I - Dio creatore di tutte le coseLa
Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana crede e confessa che uno solo è il
Dio vivo e vero, Creatore e Signore del cielo e della terra, onnipotente,
eterno, immenso, incomprensibile, infinito per intelletto, volontà e per ogni
perfezione, il quale essendo unica
singolare, assolutamente semplice ed immutabile sostanza spirituale deve
essere predicato realmente e per essenza, distinto
dal mondo, in sé e per sé beatissimo, ineffabilmente eccelso sopra tutte
le cose che sono e che si possono concepire fuori di Lui. Questo
solo vero Dio, per la Sua bontà e per la Sua onnipotente virtù, non già per
accrescere od acquistare la Sua beatitudine, ma per manifestare la Sua
perfezione attraverso i beni che dona alle Sue creature, con liberissima
decisione fin dal principio del tempo produsse
dal nulla l'una e l'altra creatura contemporaneamente, la spirituale e
la corporale, cioè l'angelica e la terrena, e quindi
l'umana, costituita in comune di spirito e di corpo [CONC. LATER. IV,
c. 1, Firmiter]. Iddio,
con la Sua provvidenza, conserva e governa tutte le cose che Egli ha creato,
estendendosi da un confine all'altro con forza, e disponendo soavemente ogni
cosa (Sap 8,1). Infatti,
tutte le cose sono nude e scoperte ai Suoi occhi (cf. Eb 4,13), anche quelle che per libera scelta delle creature
saranno in avvenire. Capitolo II - La RivelazioneLa
medesima Santa Madre Chiesa professa ed insegna che Dio, principio e fine di
tutte le cose, può essere conosciuto con certezza al lume naturale della
ragione umana attraverso le cose create; infatti, le cose invisibili di Lui vengono conosciute dall'intelligenza della creatura umana
attraverso le cose che furono fatte (Rm
1,20). Tuttavia piacque alla Sua bontà e alla Sua sapienza
rivelare se stesso e i decreti della Sua volontà al genere umano attraverso
un'altra via, la soprannaturale, secondo il detto
dell'Apostolo: "Dio, che molte
volte e in vari modi parlò un tempo ai padri attraverso i Profeti,
recentemente, in codesti giorni, ha parlato a noi attraverso il Figlio"
(Eb 1,1-2). Si
deve a questa divina Rivelazione se tutto ciò che delle cose divine è di per
sé assolutamente inaccessibile alla ragione umana, anche nella presente
condizione del genere umano può facilmente essere conosciuto da tutti con
certezza e senza alcun pericolo di errore. Tuttavia
non per questo motivo deve dirsi assolutamente necessaria la Rivelazione, ma
perché nella Sua infinita bontà Dio destinò l'uomo ad un fine soprannaturale,
cioè alla partecipazione dei beni divini, che superano totalmente l'intelligenza della mente
umana; infatti Dio ha preparato per coloro che Lo amano quelle cose che
nessun occhio vide, nessun orecchio mai udì, nessun cuore umano conobbe
(1Cor 2,9). Questa
Rivelazione soprannaturale, secondo la fede della Chiesa universale,
proclamata anche dal santo Concilio Tridentino, è contenuta nei libri scritti
e nelle tradizioni non scritte ricevute dagli Apostoli dalla stessa bocca di
Cristo o dagli Apostoli, ispirati dallo Spirito Santo, tramandate di
generazione in generazione fino a noi [CONC. TRID., Sess. IV, Decr. De Can. Script.]. Ora questi libri, sia del Vecchio che del Nuovo
Testamento, integri in tutte le loro parti, come
sono numerati nel decreto del medesimo Concilio e come si trovano tradotti
nell'antica edizione latina, devono ritenersi per sacri e canonici. La Chiesa
li considera sacri e canonici non perché, composti da
opera umana, siano poi stati approvati dalla sua autorità, e neppure perché
contengono la Rivelazione divina senza errore, ma perché, essendo stati scritti
sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio come autore e come
tali sono stati affidati alla Chiesa. Poiché quelle cose che il santo Concilio Tridentino decretò per porre conveniente freno alle menti presuntuose sono state interpretate in modo malvagio da taluni, Noi rinnoviamo il medesimo decreto e dichiariamo che questo è il suo significato: nelle cose della fede e dei costumi appartenenti alla edificazione della dottrina Cristiana deve essere tenuto per vero quel senso della sacra Scrittura che ha sempre tenuto e tiene la Santa Madre Chiesa, alla cui autorità spetta giudicare del vero pensiero e della vera interpretazione delle sante Scritture; perciò a nessuno deve essere lecito interpretare tale Scrittura contro questo intendimento o anche contro l'unanime giudizio dei Padri. Capitolo III - La FedeEssendo
l'uomo, in tutto il suo essere, dipendente da Dio, suo Creatore e Signore, ed
essendo la ragione creata completamente soggetta alla Verità increata, noi
siamo tenuti a prestare con la fede il nostro pieno ossequio di mente e di
volontà a Dio rivelante. La Chiesa cattolica
professa che questa fede, che è l'inizio della salvezza dell'uomo, è una
virtù soprannaturale, con la quale, sotto l'ispirazione e la
grazia di Dio, crediamo che le cose da Lui rivelate sono vere, non per la
loro intrinseca verità individuata col lume naturale della ragione, ma per
l'autorità dello stesso Dio rivelante, il quale né può ingannarsi, né può
ingannare. La fede è, per testimonianza dell'Apostolo, sostanza delle
cose sperate, argomento delle non apparenti (Eb 11,1). Ma
affinché l'ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha
voluto che agli aiuti interiori dello Spirito Santo, si unissero gli
argomenti esterni della sua Rivelazione, cioè gli
interventi divini, come sono principalmente i miracoli e le profezie che
dimostrano luminosamente l'onnipotenza e la scienza infinita di Dio e sono
segni certissimi della divina Rivelazione e adatti
all'intelligenza di tutti. Per questo Mosè e i profeti, ma specialmente
Cristo Signore fecero molti e chiari miracoli e profezie; e degli Apostoli leggiamo: "Essi
poi partirono e predicarono dappertutto, cooperando il Signore e confermando
la loro predicazione con prodigi che li accompagnavano" (Mc 16,20). Sta
pure scritto: "Abbiamo il
linguaggio profetico più sicuro, che fate bene ad osservare, come lampada che
splende in un luogo oscuro" [2Pt 1,19]. Benché, dunque, l'assenso alla fede non sia un
cieco impulso dell'anima, tuttavia nessuno riesce ad
aderire alla verità del Vangelo nel modo necessario per il conseguimento
dell'eterna salvezza, senza l'illustrazione e l'ispirazione dello Spirito
Santo, il quale dà a tutti soavità nel consentire e credere alla verità [Syn. Araus., II, can. 7]. Pertanto
la stessa fede, anche quando non opera per la carità, è dono di Dio, e il
suo atto è opera ordinata alla salvezza, con cui l'uomo presta a Dio libera
obbedienza, cooperando e consentendo alla Sua grazia, alla quale però può
sempre resistere. Quindi si devono credere con fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio, scritta o trasmessa per tradizione, e che vengono proposte dalla Chiesa, o con solenne definizione, o con il magistero ordinario e universale, come divinamente ispirate, e pertanto da credersi. Poiché senza la fede è impossibile piacere a Dio
e giungere all'unione con i suoi figli, così senza di essa
nessuno potrà mai essere assoluto (assolto), come pure nessuno conseguirà la vita eterna senza
aver perseverato in essa sino alla fine. Affinché poi potessimo
adempiere il dovere di abbracciare la vera fede e perseverare costantemente
in essa, Dio, mediante il Suo Figlio Unigenito,
istituì la Chiesa e la insignì di così chiare note perché potesse essere
conosciuta da tutti come custode e maestra della parola rivelata. Infatti alla sola Chiesa cattolica appartengono
tutte quelle cose così ricche e così meravigliose che sono state divinamente
predisposte per la credibilità della fede cristiana. Anzi, la Chiesa, per
se stessa, cioè per la sua ammirevole propagazione
nel mondo, per la sua esimia santità e per l'inesausta fecondità di tutti i
suoi beni, per la sua unità, per l'invitta solidità è un grande e perenne
motivo di credibilità, una testimonianza irrefragabile della sua istituzione
divina. Onde
avviene che essa, come vessillo levato fra le genti (Is 11,12), invita continuamente a sé quelli che non credono, e
assicura i suoi figli che la fede da loro professata poggia su solidissimo
fondamento. A questa testimonianza proviene un efficacissimo aiuto dalla
suprema virtù. Infatti il misericordioso Signore
eccita gli erranti, e li aiuta con la sua grazia affinché possano giungere a
conoscere la verità; conferma con la stessa grazia coloro che trasse dalle
tenebre nella sua mirabile luce, affinché perseverino nella stessa luce: non abbandona mai nessuno se non è abbandonato.
Conseguentemente, non è pari la condizione di coloro che con il celeste dono
della fede aderirono alla verità cattolica e la condizione di coloro che,
guidati da opinioni umane, seguono una falsa religione. Infatti, quelli che sotto il magistero della Chiesa hanno ricevuto la fede,
non possono avere alcun giusto motivo per cambiare o mettere in dubbio la
loro fede. Stando così le cose, rendendo grazie a Dio Padre, il
quale ci ha fatti degni di partecipare nella luce alla sorte dei santi, non
trascuriamo tanta salvezza, ma guardando all'autore e perfezionatore della
fede, Gesù, manteniamo immutata la confessione della nostra speranza. Capitolo IV - Della Fede e della RagioneL'ininterrotto pensiero della Chiesa cattolica sostenne e
sostiene che esiste un duplice ordine di cognizioni, distinto non solo quanto
al principio, ma anche riguardo all'oggetto; quanto al principio, perché in
uno conosciamo con la ragione naturale, nell'altro con la fede divina; quanto
all'oggetto perché, oltre le cose a cui la ragione naturale potrebbe arrivare,
ci viene proposto di credere misteri nascosti in
Dio: misteri che non possono essere conosciuti senza la rivelazione divina. Per
questo l'Apostolo, il quale asserisce che Dio è conosciuto dalle genti
attraverso le cose che sono state create, trattando poi della grazia e della
verità che ci sono venute da Gesù Cristo (Gv 1,17), afferma: "Noi
parliamo di una sapienza di Dio, misteriosa, che è nascosta: di una sapienza
che Dio ha ordinato prima dei secoli per la nostra gloria, e che nessuno dei
principi di questa terra ha conosciuto. A noi è stata rivelata da Dio per mezzo del Suo Spirito: quello
Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le cose
profonde di Dio (1Cor 2,7-9). Lo stesso
Figlio Unigenito ringrazia il Padre di aver tenuto nascoste queste cose ai
sapienti e di averle rivelate ai pargoli" (Mt 11,25). Per
la verità, la ragione, quando è illuminata dalla fede e cerca diligentemente,
piamente e con amore, ottiene, con l'aiuto di Dio, una certa comprensione dei
misteri, già preziosa per sé, sia per l'analogia con le cose che già conosce
naturalmente, sia per la connessione degli stessi misteri fra
di loro relativamente al fine ultimo dell'uomo. Essa, però, non è mai
in grado di comprendere tali misteri allo stesso modo delle verità che
costituiscono l'oggetto naturale delle proprie capacità conoscitive. Infatti, i misteri di Dio trascendono per loro natura in
modo così elevato l'intelletto creato, che anche se insegnati dalla
Rivelazione e accolti con fede, restano tuttavia coperti dal velo della
stessa fede e quasi avvolti nell'oscurità finché in questa vita mortale noi
pellegriniamo lontani dal Signore: giacché
noi camminiamo per fede e non per conoscenza (2Cor 5,7). Ma sebbene la fede sia
superiore alla ragione, pure non vi può essere nessun vero dissenso fra
la fede e la ragione, poiché il Dio che rivela i misteri della fede e la
infonde in noi è lo stesso che ha infuso il lume della ragione nell'animo
umano; Dio non può quindi negare se stesso, né la verità contraddire la
verità. La vana apparenza di queste contraddizioni nasce soprattutto o perché
i dogmi della fede non sono stati compresi ed esposti secondo la mente della
Chiesa, o perché false opinioni sono state considerate verità dettate
dalla ragione. Stabiliamo pertanto che ogni asserzione contraria alla
verità della fede illuminata è totalmente falsa [CONC. LAT. V, Bulla Apostolici regiminis].
La Chiesa, poi, che insieme con l'ufficio apostolico d'insegnare ha ricevuto
pure il mandato di custodire il deposito della fede, ha da Dio anche il diritto
e il dovere di proscrivere la falsa scienza, affinché nessuno sia ingannato
da una filosofia vana e fallace (Col 2,8). Conseguentemente non solo è
vietato a tutti i fedeli cristiani di difendere come legittime conclusioni
della scienza tali opinioni che sono contrarie alla dottrina della fede,
specialmente quando sono state riprovate dalla Chiesa, ma gli stessi
cristiani sono assolutamente tenuti a considerarle come errori che hanno
ingannevole parvenza di verità. La fede e la ragione non solo non possono essere mai in
contrasto fra loro, ma anzi si aiutano vicendevolmente in modo che la retta
ragione dimostri i fondamenti della fede e, illuminata da questa, coltivi la
scienza delle cose divine, e la fede, dal canto suo, renda la ragione libera
da errori, arricchendola di numerose cognizioni. Pertanto, non è affatto vero
che la Chiesa si opponga alla cultura delle arti e delle discipline umane;
anzi, le coltiva e le favorisce in molti modi. Essa
non ignora né disprezza i vantaggi che da esse
provengono alla vita umana; anzi dichiara che esse, dato che derivano da Dio,
Signore delle scienze, conducono l'uomo a Dio, con l'aiuto della Sua grazia,
qualora siano debitamente coltivate. La
Chiesa non vieta certamente che le diverse discipline si valgano
dei propri principi e del proprio metodo, ciascuna nel proprio ambito, ma
mentre riconosce questa giusta libertà, vigila attentamente che esse non
accolgano nel proprio interno errori contrari alla divina dottrina, oppure
che, travalicando i propri confini, non occupino né sconvolgano le materie
appartenenti alla fede. La dottrina della fede che Dio rivelò non è
proposta alle menti umane come una invenzione
filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come
divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero
infallibile. Quindi deve essere approvato in
perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha
dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con
le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e
gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli,
l'intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta
la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel
medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [VINC. LIR. Common., n.
28]. CANONI
I - Di Dio creatore di tutte le cose1. Se qualcuno negherà l'unico vero Dio Creatore e Signore di tutte le cose visibili ed invisibili: sia anatema. 2. Se qualcuno non
arrossirà affermando che nulla esiste all'infuori della materia: sia anatema. 3. Se qualcuno dirà che
unica e identica è la sostanza, o l'essenza, di Dio e di tutte le cose: sia
anatema. 4. Se qualcuno dirà che
le cose finite, sia materiali, sia spirituali, o almeno le spirituali, sono
emanate dalla sostanza divina; ovvero che la divina essenza per
la sua manifestazione ed evoluzione diventa ogni cosa; ovvero infine che Dio è ente
universale od indefinito, il quale determinando se stesso costituisce
l'universo delle cose, distinto in generi, specie ed individui: sia anatema. 5. Se qualcuno non
dichiara che il mondo e tutte le cose che in esso sono
contenute, sia spirituali, sia materiali, secondo tutta la loro
sostanza, sono stati da Dio prodotti dal nulla; o
dirà che Dio non per volontà libera da ogni necessità, ma tanto
necessariamente creò, quanto necessariamente ama se stesso; o negherà che il mondo sia
stato creato a gloria di Dio: sia anatema. II - Della Rivelazione1. Se qualcuno dirà che
l'unico vero Dio, nostro Creatore e Signore, non può essere conosciuto con
certezza dal lume naturale della ragione umana, attraverso le cose che da Lui
sono state fatte: sia anatema. 2. Se qualcuno dirà che
non è possibile o spiegabile che l'uomo, attraverso la divina Rivelazione,
sia ammaestrato e illuminato su Dio e sul culto che Gli si deve prestare: sia
anatema. 3. Se qualcuno dirà che l'uomo non può essere
divinamente elevato ad una conoscenza e ad una perfezione che superino quelle
naturali, ma che può e deve da se stesso arrivare al possesso di ogni verità e di ogni bene in un continuo progresso:
sia anatema. 4. Se qualcuno non accetterà come sacri e canonici
i libri interi della sacra Scrittura, in tutte le loro
parti, come li ha accreditati il santo Concilio Tridentino, o negherà
che siano divinamente ispirati: sia anatema. III - Della Fede1. Se qualcuno dirà che
la ragione umana è così indipendente che Dio non le può comandare la fede:
sia anatema. 2. Se qualcuno dirà che
la fede divina non si distingue dalla conoscenza naturale di Dio e delle cose
morali, e che perciò non si richiede alla fede divina che la verità rivelata
sia creduta per l'autorità di Dio rivelante: sia anatema. 3. Se qualcuno dirà che
la Rivelazione divina non può rendersi credibile per segni esterni, e che
perciò gli uomini devono procedere verso la fede solo attraverso l'interiore
esperienza o l'ispirazione privata di ciascuno: sia anatema. 4. Se qualcuno dirà che i miracoli sono impossibili
e che quindi la loro narrazione, anche se contenuta nella sacra Scrittura,
sia da relegare tra le favole e i miti; ovvero che i miracoli non si possono
mai conoscere con certezza, né per mezzo di essi si
può conoscere e provare sufficientemente la divina origine della religione
cristiana: sia anatema. 5. Se qualcuno dirà che
l'assenso alla fede cristiana non è libero, ma che si produce necessariamente
dagli argomenti della ragione umana; ovvero che la grazia di Dio è necessaria
alla sola fede viva che opera per la carità: sia anatema. 6. Se qualcuno dirà che la condizione dei fedeli e
quella di coloro che ancora non sono arrivati all'unica vera fede sono pari,
così che i cattolici possono avere giusto motivo per mettere in dubbio la
fede che già ricevettero sotto il magistero della
Chiesa, sospendendone l'assenso finché non abbiano compiuto la dimostrazione
scientifica della credibilità e della verità della loro fede: sia anatema. IV - Fede e Ragione1. Se qualcuno dirà che
nella rivelazione divina non è contenuto alcun mistero vero e propriamente
detto, ma che tutti i dogmi della fede possono essere compresi e dimostrati
dalla ragione debitamente coltivata per mezzo dei principi naturali: sia
anatema. 2. Se qualcuno dirà che le
discipline umane devono essere trattate con tale libertà che le loro
asserzioni, anche se contrarie alla dottrina rivelata, possono essere
ritenute vere e non possono essere condannate dalla Chiesa: sia anatema. 3. Se qualcuno dirà che
può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno – nel continuo
progresso della scienza – attribuire un senso diverso da quello che ha inteso
e intende dare la Chiesa: sia anatema. Pertanto, eseguendo il dovere del Nostro supremo
ufficio pastorale, per le viscere di Gesù Cristo scongiuriamo
tutti i fedeli di Cristo, specialmente coloro che presiedono o hanno
l'ufficio d'insegnare, anzi comandiamo loro, con
l'autorità dello stesso Dio e Salvatore nostro, che dedichino il loro studio
e la loro opera per allontanare ed eliminare questi errori dalla Santa Chiesa
e spandere la luce della purissima fede. E poiché non basta evitare gli errori
dell'eresia, se non si fuggono diligentemente anche tutti gli altri errori
che più o meno ad essa si avvicinano, richiamiamo tutti al
dovere di osservare anche le Costituzioni e i Decreti con i quali furono
condannate e proibite da questa Santa Sede tutte le false dottrine e opinioni
di questo genere che qui non sono esplicitamente indicate. Dato a Roma, nella
pubblica Sessione solennemente celebrata nella Basilica Vaticana l'anno
dell'Incarnazione del Signore 1870, il 24 aprile, nell'anno ventiquattresimo del Nostro Pontificato. |