CATECHISMO DELLA CHIESA
CATTOLICA
Articolo 3
Paragrafo 1
IL FIGLIO DI DIO SI È FATTO UOMO II. L'Incarnazione461 Riprendendo l'espressione di san Giovanni (“Il Verbo si fece
carne”: Gv 1,14), la Chiesa chiama “Incarnazione” il fatto che il Figlio
di Dio abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza. La Chiesa canta il Mistero
dell'Incarnazione in un inno riportato da san Paolo: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il
quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e
divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di
croce (Fil 2,5-8) [Cf Liturgia delle Ore, Cantico dei Vespri del sabato]. 462 Dello stesso Mistero parla la lettera agli Ebrei: Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai
preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: Ecco, io vengo. . . per fare la tua
volontà (Eb 10,5-7) [Eb 10,5-7 cita il
Sal 40,7-9 (LXX)]. 463 La fede nella
reale Incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana: “Da questo potete riconoscere
lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella
carne, è da Dio” (1Gv 4,2). È la gioiosa convinzione
della Chiesa fin dal suo inizio, allorché canta “il grande Mistero della
pietà”: “Egli si manifestò nella carne” (1Tm 3,16). III. Vero Dio e vero uomo
464 L'evento unico e del tutto
singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù
Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia
il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio.
Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La Chiesa nel corso dei primi secoli ha
dovuto difendere e chiarire questa verità di fede contro eresie che la
falsificavano. 465 Le prime eresie più che la divinità di Cristo hanno negato la
sua vera umanità (docetismo gnostico). Fin dall'epoca apostolica la fede
cristiana ha insistito sulla vera Incarnazione del Figlio di Dio “venuto
nella carne” [Cf 1Gv
4,2-3; 2Gv 1,7 ]. Ma nel terzo secolo, la Chiesa ha
dovuto affermare contro Paolo di Samosata, in un Concilio riunito ad
Antiochia, che Gesù Cristo è Figlio di Dio per natura e non per adozione. Il
primo Concilio Ecumenico di Nicea nel 325 professò nel suo Credo che il
Figlio di Dio è “generato, non creato, della stessa
sostanza ["homousios"] del Padre”, e condannò Ario, il quale
sosteneva che “il Figlio di Dio veniva dal nulla” [Concilio di Nicea I: Denz.
-Schönm., 130] e che sarebbe “di un'altra sostanza o
di un'altra essenza rispetto al Padre” [Concilio di Nicea I: Denz. -Schönm., 130]. 466 L'eresia nestoriana vedeva in Cristo una persona umana
congiunta alla Persona divina del Figlio di Dio. In contrapposizione ad essa san Cirillo di Alessandria e il terzo Concilio
Ecumenico riunito a Efeso nel 431 hanno confessato che “il Verbo, unendo a se
stesso ipostaticamente una carne animata da un'anima razionale, si fece uomo”
[Concilio di Efeso: ibid. , 250]. L'umanità di Cristo non ha altro soggetto
che la Persona divina del Figlio di Dio, che l'ha assunta e fatta sua al momento
del suo concepimento. Per questo il Concilio di Efeso
ha proclamato nel 431 che Maria in tutta verità è divenuta Madre di Dio per
il concepimento umano del Figlio di Dio nel suo seno; “Madre di Dio. . . non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità
avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo
corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si
dice che il Verbo è nato secondo la carne” [Concilio di Efeso: ibid., 250]. 467 I monofisiti affermavano che la natura umana come tale aveva
cessato di esistere in Cristo, essendo stata assunta dalla Persona divina del
Figlio di Dio. Opponendosi a questa eresia, il
quarto Concilio Ecumenico, a Calcedonia, nel 451, ha confessato: Seguendo i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un
solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua
divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e di corpo, consostanziale al Padre per
la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità, “simile in tutto a noi,
fuorché nel peccato” (Eb 4,15), generato dal Padre prima dei secoli secondo
la divinità, e in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato
da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l'umanità. Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi [Concilio di Calcedonia: Denz. -Schönm., 301-302]. 468 Dopo il Concilio di Calcedonia, alcuni fecero della natura
umana di Cristo una sorta di soggetto personale. Contro costoro,
il quinto Concilio Ecumenico, a Costantinopoli, nel 553, ha confessato
riguardo a Cristo: vi è “una sola ipostasi [o Persona].. ., cioè il Signore
nostro Gesù Cristo, Uno della Trinità ”
[Concilio di Costantinopoli II: Denz. -Schönm.,
424]. Tutto, quindi, nell'umanità di Cristo deve essere attribuito alla sua
Persona divina come al suo soggetto proprio, [Cf già Concilio di Efeso: Denz. -Schönm., 255]
non soltanto i miracoli ma anche le sofferenze [Cf Concilio di Costantinopoli
II: Denz. -Schönm., 424] e così pure la morte: “Il Signore nostro Gesù Cristo, crocifisso nella sua
carne, è vero Dio, Signore della gloria e Uno della Santa Trinità” [Cf
Concilio di Costantinopoli II: Denz. -Schönm., 424]. 469 La Chiesa così confessa che Gesù è inscindibilmente vero Dio e
vero uomo. Egli è veramente il Figlio di Dio che si è fatto uomo, nostro
fratello, senza con ciò cessare d'essere Dio, nostro Signore: “Id quod fuit remansit et quod non fuit assumpsit - Rimase quel che
era e quel che non era assunse”, canta la Liturgia romana [Liturgia delle
Ore, I, Ufficio delle letture di Natale, cf San
Leone Magno, Sermones, 21, 2-3: PL 54, 192A]. E la Liturgia di san Giovanni
Crisostomo proclama e canta: “O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu, che sei
immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato d'incarnarti nel seno della
santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria; tu, che senza mutamento sei
diventato uomo e sei stato crocifisso, o Cristo Dio,
tu, che con la tua morte hai sconfitto la morte, tu che sei Uno della santa Trinità, glorificato con il Padre
e lo Spirito Santo, salvaci!” [Liturgia bizantina, Tropario “O Monoghenis”]. IV. Come il Figlio di Dio è uomo470 Poiché nella misteriosa unione dell'Incarnazione “la natura umana
è stata assunta, senza per questo venir annientata”,
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22] la Chiesa nel corso dei secoli è
stata condotta a confessare la piena realtà dell'anima umana, con le sue
operazioni di intelligenza e di volontà, e del corpo
umano di Cristo. Ma parallelamente ha dovuto di
volta in volta ricordare che la natura umana di Cristo appartiene in proprio
alla Persona divina del Figlio di Dio che l'ha assunta. Tutto ciò che egli è
e ciò che egli fa in essa deriva da “Uno della Trinità”. Il Figlio di Dio, quindi,
comunica alla sua umanità il suo modo personale d'esistere nella Trinità. Pertanto, nella sua anima come nel suo corpo, Cristo
esprime umanamente i comportamenti divini della Trinità: [Cf Gv 14,9-10] Il Figlio di Dio. . . ha lavorato con mani
d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato
con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di
noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 22]. L'anima e la conoscenza umana di Cristo471 Apollinare di Laodicea sosteneva che
in Cristo il Verbo aveva preso il posto dell'anima o dello spirito. Contro questo errore la Chiesa ha confessato che il Figlio eterno ha assunto anche un'anima razionale
umana [ Cf Damaso I, Lettera ai vescovi orientali: Denz. -Schönm., 149]. 472 L'anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una
vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non
poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche
della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il
Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto voler “crescere in sapienza, età e
grazia” (Lc 2,52) e anche doversi informare intorno a ciò che nella
condizione umana non si può apprendere che attraverso l'esperienza [Cf Mc
6,38; Mc 8,27; Gv 11,34; ecc]. Questo era del tutto consono alla
realtà del suo volontario umiliarsi nella “condizione di
servo” (Fil 2,7). 473 Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del
Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua Persona [Cf San Gregorio
Magno, Lettera Sicut aqua: Denz. -Schönm., 475]. “La
natura umana del Figlio di Dio, non da sé ma per la sua unione con il Verbo,
conosceva e manifestava nella Persona di Cristo tutto ciò che conviene a Dio”
[San Massimo il Confessore, Quaestiones et dubia, 66: PG 90, 840A]. È, innanzi tutto, il caso della
conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre
suo [Cf Mc 14,36; Mt 11,27; Gv 1,18; 473 Gv 8,55; ecc]. Il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la
penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli
uomini [Cf Mc 2,8; Gv 2,25; Gv 6,61; ecc]. 474 La conoscenza umana di Cristo, per la sua
unione alla Sapienza divina nella Persona del Verbo incarnato, fruiva in
pienezza della scienza dei disegni eterni che egli era venuto a rivelare [Cf
Mc 8,31; Mc 9,31; Mc 10,33-34; Mc 14,18-20; 474 Mc 8,26-30]. Ciò che in questo campo
dice di ignorare, [Cf Mc 13,32] dichiara altrove di non avere la missione di
rivelarlo [Cf At 1,7]. La volontà umana di Cristo475 Parallelamente, la Chiesa nel sesto Concilio
Ecumenico [Concilio di Costantinopoli III (681)] ha dichiarato che Cristo ha
due volontà e due operazioni naturali, divine e umane, non opposte, ma cooperanti,
in modo che il Verbo fatto carne ha umanamente voluto, in obbedienza al
Padre, tutto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e con lo Spirito
Santo per la nostra salvezza [Cf Concilio di Costantinopoli III (681): Denz.
-Schönm., 556-559]. La volontà umana di Cristo
“segue, senza opposizione o riluttanza, o meglio, è sottoposta alla sua
volontà divina e onnipotente” [Cf Concilio di
Costantinopoli III (681): Denz. -Schönm., 556-559]. |