Decreto
del S. Uffizio, 7 dicembre 1690
Dopo la condanna del "lassismo"
avversari dei giansenisti raccolsero, soprattutto da
tesi e opere di teologi che insegnavano in Belgio, più di duecento
proposizioni condannabili e sotto pressione del re Carlo II di Spagna le
consegnarono al S. Uffizio. L’esame, iniziato a Roma nel 1682, fu portato a
termine nel luglio del 1686. L’emanazione del decreto fu differita di quattro
anni forse per facilitare una riconciliazione nella contesa. Errori dei giansenisti –
Proposizioni condannate 1.
Nello stato
della natura decaduta, per il peccato mortale [formale] e per il demerito è
sufficiente quella libertà per la quale fu volontario e libero nella sua
causa, il peccato originale cioè e la volontà di
Adamo che peccava. 2.
Anche se è data
una invincibile ignoranza del diritto naturale,
questa, nello stato di natura decaduta, non giustifica dal peccato formale
[materiale] colui che opera in base ad essa. 3.
Non è lecito
seguire l’opinione [probabile], o la più probabile fra quelle probabili. 4.
Cristo ha dato
se stesso in oblazione al Padre per noi, non solo per gli eletti, ma per
tutti i credenti e solo per loro. 5.
Pagani, Giudei,
eretici e altri di questo genere non ricevono assolutamente nessun influsso
da Gesù Cristo: si deduce quindi rettamente da questo che
in loro c’è la nuda e inerme volontà, senza nessuna grazia
sufficiente. 6.
La grazia
sufficiente, per il nostro stato, non è poi tanto utile, quanto piuttosto
dannosa, al punto che dunque noi possiamo meritatamente chiedere: Dalla
grazia sufficiente, liberaci o Signore. 7.
Ogni azione
umana deliberata è amore di Dio o amore del mondo: se è di Dio, è amore del
Padre; se è del mondo, è concupiscenza della carne, cioè
cosa cattiva. 8.
Il non credente
in ogni azione pecca necessariamente. 9.
Commette
veramente peccato colui che ha in odio il peccato
soltanto per la sua turpitudine e per la discordanza con la natura, senza
nessuna considerazione per Dio offeso. 10. L’intenzione con la quale si detesta il male e si
persegue il bene soltanto per ottenere la gloria celeste, non è retta e non
piace a Dio. 11. Tutto ciò che non proviene dalla
fede cristiana soprannaturale che opera per l’amore, è peccato. 12. Quando nei grandi peccatori manca
ogni amore, manca anche la fede: e anche se sembrano credere, questa non è
fede divina, ma umana. 13. Chiunque serve Dio anche in considerazione del
premio eterno, se è stato privo di carità, non è privo di
vizio, tutte le volte che opera anche in considerazione della
beatitudine. 14. Il timore della Geenna non è soprannaturale. 15. L’attrizione che è suscitata dalla paura della
Geenna e delle pene, senza amore della benevolenza di Dio per se stessa, non
è un sentimento buono e soprannaturale. 16. Non è stato il governo o la disciplina della chiesa a introdurre la disposizione di premettere la
soddisfazione all’assoluzione, ma la stessa legge e prescrizione di Cristo,
esigendolo, in un certo qual modo, la natura della cosa. 17. In seguito alla prassi di assolvere subito,
l’ordinamento della penitenza è stato sovvertito. 18. La consuetudine moderna in ordine
all’amministrazione del sacramento della penitenza, anche se la
sostiene l’autorità di moltissimi uomini e la conferma la lunga durata nel
tempo, tuttavia dalla chiesa non è considerata un uso, ma un abuso. 19. L’uomo deve fare penitenza per tutta la vita per il
peccato originale. 20. Le confessioni fatte presso i religiosi, il più
delle volte sono sacrileghe o invalide. 21. Un parrocchiano può avere il sospetto, riguardo ai
religiosi mendicanti che vivono di elemosine
pubbliche, che una penitenza o soddisfazione troppo lieve o incongrua venga
imposta in cambio del vantaggio o del profitto di aiuto temporale. 22. Debbono essere giudicati sacrileghi quelli che pretendono
il diritto di ricevere la comunione prima di aver fatto una degna penitenza
delle loro colpe. 23. Similmente debbono essere
allontanati dalla santa comunione quelli in cui non c’è ancora l’amore di Dio
purissimo e libero da ogni commistione. 24.
L’offerta nel
Tempio che è stata fatta dalla beata Vergine Maria nel giorno della sua
purificazione con due piccole colombe, una per l’olocausto e l’altra per il
peccato, testimonia in modo sufficiente che essa abbisognava di
purificazione, e che il figlio che veniva offerto,
secondo le parole della legge, era macchiato anche della macchia della madre.
25. Non è lecito per un cristiano collocare in chiesa una immagine di Dio Padre [seduto]. 26.
La lode che si
porta a Maria in quanto Maria, è vana. 27. Un tempo era valido il battesimo
dato con questa formula: "Nel nome del Padre, ecc.", tralasciando:
"Io ti battezzo". 28. E’ valido
il battesimo dato dal ministro che osserva tutto il rito esteriore e la
formula del battesimo, anche se nell’intimo del suo cuore afferma a se
stesso: "Non intendo (fare) quello che fa la chiesa". 29. Vana e ripetutamente contraddetta è l’affermazione relativa all’autorità del pontefice romano sul concilio
ecumenico e quella sull’infallibilità nel decidere le questioni di fede. 30. Quando si trova una dottrina chiaramente fondata in
Agostino, la si può tenere per ferma e insegnare in
modo assoluto, senza darsi pensiero di nessuna bolla del pontefice. 31. La bolla di Urbano VIII In
eminenti è stata ottenuta con l’inganno. [Censura:] Sono
condannate e proibite in quanto rispettivamente temerarie, scandalose,
risuonanti male, ingiuriose, prossime all’eresia, in odore di eresia,
erronee, scismatiche ed eretiche. |