San Giovanni Damasceno: Il solo nome della Theotòkos, Madre di Dio, contiene tutto il mistero dell’economia della salvezza. BEATO PIO IX PAPA INEFFABILIS DEUS Dio ineffabile, le vie del quale sono la
misericordia e la verità; Dio, la
cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e
l'ultimo confine dell'universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da
tutta l'eternità la tristissima rovina dell'intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo.
Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di
portare a compimento l'opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora
più profondo – l'incarnazione del
Verbo – affinché l'uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del
diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d'amore, e
affinché venisse recuperato felicemente ciò che
sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall'inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo
Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe
nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore,
preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal
tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e
di tutti i santi – dell'abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto
straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni
macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di
innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che
nessuno, all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente. Era certo sommamente opportuno che una
Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori
della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia
del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio
Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio,
generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che
fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo
stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e
operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale egli stesso
procede. La
Chiesa Cattolica che – da sempre ammaestrata dallo Spirito Santo – è il
basilare fondamento della verità, considerando come dottrina rivelata da Dio,
compresa nel deposito della celeste rivelazione, questa
innocenza originale
dell'augusta Vergine unitamente alla sua mirabile
santità, in perfetta armonia con l'eccelsa dignità di
Madre di Dio,
non ha mai cessato di presentarla, proporla e sostenerla con molteplici
argomentazioni e con atti solenni sempre più frequenti. Proprio la Chiesa,
non avendo esitato a proporre la Concezione della stessa Vergine al pubblico
culto e alla venerazione dei fedeli, ha offerto un'inequivocabile conferma
che questa dottrina, presente fin dai tempi più antichi, era intimamente
radicata nel cuore dei fedeli e veniva mirabilmente
diffusa dall'impegno e dallo zelo dei Vescovi nel mondo cattolico. Con questo atto significativo mise in evidenza che la Concezione
della Vergine doveva essere venerata in modo singolare, straordinario e di
gran lunga superiore a quello degli altri uomini: pienamente santo,
dal momento che la Chiesa celebra solamente le feste dei Santi. Per questo essa era
solita inserire negli uffici ecclesiastici e nella sacra Liturgia,
riferendole anche alle origini della Vergine, le stesse identiche parole
impiegate dalla Sacra Scrittura per parlare della Sapienza increata e per
descriverne le origini eterne, perché entrambe erano state preordinate
nell'unico e identico decreto dell'Incarnazione
della Divina Sapienza. Sebbene tutte queste cose, condivise quasi
ovunque dai fedeli, dimostrino con quanta cura la stessa Chiesa Romana, madre
e maestra di tutte le Chiese, abbia seguito la dottrina dell'Immacolata
Concezione della Vergine, tuttavia meritano di essere elencati, uno per uno, gli atti più importanti della Chiesa in questa materia,
perché assai grandi sono la sua dignità e la sua autorità, quali si addicono
ad una simile Chiesa: è lei il centro della verità cattolica e dell'unità; in
lei sola fu custodita fedelmente la religione; da lei tutte le altre Chiese
devono attingere la tradizione della fede. Dunque,
questa stessa Chiesa Romana ritenne che non potesse esserci niente di più
meritevole che affermare, tutelare, propagandare e difendere, con ogni più
eloquente mezzo, l'Immacolata Concezione della Vergine, il suo culto e la sua
dottrina. Tutto questo
è testimoniato e messo in evidenza, in modo
assolutamente inequivocabile, da innumerevoli e straordinari, atti dei Romani
Pontefici Nostri Predecessori, ai quali, nella persona del Principe degli
Apostoli, fu affidato, per volere divino, dallo stesso Cristo Signore il
supremo compito e il potere di pascere gli agnelli e le pecore, di confermare
nella fede i fratelli, di reggere e governare tutta la Chiesa. I Nostri Predecessori
infatti si vantarono grandemente, avvalendosi della loro autorità
Apostolica, di avere istituito nella Chiesa Romana la festa della Concezione
con Ufficio e Messa proprii, per mezzo dei quali veniva affermato, con la massima
chiarezza, il privilegio dell'immunità dalla macchia originale; di
aver rafforzato, circondato di ogni onore, promosso e accresciuto con ogni
mezzo il culto già stabilito, sia con la concessione di Indulgenze, sia
accordando alle città, alle province e ai regni la facoltà
di scegliere come Patrona la Madre di Dio sotto il titolo dell'Immacolata
Concezione, sia con l'approvazione di Confraternite, di Congregazioni e di
Famiglie religiose, costituite per onorare l'Immacolata Concezione,
sia con il tributare lodi alla pietà di coloro che avevano eretto monasteri,
ospizi, altari e templi dedicati all'Immacolata Concezione, oppure si erano
impegnati, con un solenne giuramento, a difendere
strenuamente l'Immacolata Concezione della Madre di Dio. Provarono anche l'immensa gioia di
decretare che la festa della Concezione dovesse
essere considerata da tutta la Chiesa, con la stessa dignità e importanza
della Natività; inoltre, che fosse celebrata ovunque come solennità insignita
di ottava e da tutti santificata come festa di precetto, e che ogni anno si
tenesse nella Nostra Patriarcale Basilica Liberiana una Cappella Papale nel
giorno santo dell'Immacolata Concezione. Spinti dal desiderio di rafforzare, ogni
giorno di più, nell'animo dei fedeli questa dottrina
dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio e di stimolare la loro pietà al
culto e alla venerazione della Vergine concepita senza peccato originale,
furono lietissimi di concedere la facoltà che venisse pronunciata ad alta
voce la Concezione Immacolata della Vergine nelle Litanie Lauretane e nello
stesso Prefazio della Messa, affinché i dettami della fede trovassero
conferma nelle norme della preghiera. Noi quindi, seguendo le orme di
Predecessori così illustri, non solo abbiamo approvato e accolto tutto ciò
che è stato da loro deciso con tanta devozione e con tanta saggezza, ma,
memori di ciò che aveva disposto Sisto IV, abbiamo confermato, con la Nostra
autorità, l'Ufficio proprio dell'Immacolata Concezione e, con sensi di
profonda gioia, ne abbiamo concesso l'uso a tutta la
Chiesa. Ma
poiché tutto ciò che si riferisce al culto è
strettamente connesso con il suo oggetto e non può rimanere stabile e
duraturo se questo oggetto è incerto e non ben definito, i Romani Pontefici
Nostri Predecessori, mentre impiegavano tutta la loro sollecitudine per
accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di chiarirne e
di inculcarne con ogni mezzo l'oggetto e la dottrina. Insegnarono infatti, in modo chiaro ed
inequivocabile, che si celebrasse la festa della Concezione della Vergine e
respinsero quindi, come falsa e assolutamente contraria al pensiero della
Chiesa, l'opinione di coloro che ritenevano ed affermavano che da parte della
Chiesa non si onorava la Concezione ma la santificazione di Maria. Né
ritennero che si potesse procedere con minore decisione contro coloro che, al fine di sminuire la dottrina
sull'Immacolata Concezione della Vergine, avendo escogitato una distinzione
fra il primo istante e il secondo momento della Concezione, affermavano che
si celebrava sì la Concezione, ma non quella del primo iniziale momento. Gli stessi
Nostri Predecessori stimarono loro preciso dovere difendere e sostenere, con
tutto l'impegno, sia la festa della Concezione della Beatissima Vergine, sia
la Concezione dal suo primo istante come vero oggetto del culto. Di qui le parole assolutamente
decisive, con le quali Alessandro VII, Nostro Predecessore, mise in evidenza il vero pensiero della Chiesa. Egli si
espresse in questi termini: "È sicuramente di antica
data la particolare devozione verso la Beatissima Madre, la Vergine Maria, da
parte dei fedeli: infatti erano convinti che la sua anima – fin dal primo
istante della sua creazione e della sua infusione nel corpo – fosse stata
preservata immune dalla macchia del peccato originale per una speciale grazia
e per un singolare privilegio di Dio, in previsione dei meriti di Gesù
Cristo, Figlio suo e Redentore del genere umano. Animati da tale persuasione,
circondavano di onore e celebravano la festa della
Concezione con un rito solenne" [ALEXANDER VII, Const. Sollicitudo
omnium Ecclesiarum, 8 decembris 1661] . E fu proprio impegno primario dei Nostri Predecessori
custodire con ogni cura, zelo e sforzo, perfettamente integra la dottrina
dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio. Infatti
non solo non tollerarono mai che la stessa dottrina venisse in qualche modo
biasimata e travisata da chicchessia, ma, spingendosi ben oltre, asserirono,
con chiare e reiterate dichiarazioni, che la dottrina, con la quale
professiamo l'Immacolata Concezione della Vergine, era e doveva essere
considerata a pieno titolo assolutamente conforme al culto della Chiesa; era
antica e quasi universalmente riconosciuta, tale da essere fatta propria
dalla Chiesa Romana, con l'intento di assecondarla e custodirla, e del tutto
degna di aver parte nella stessa Sacra Liturgia e nelle preghiere più
solenni. Non
contenti di ciò, affinché la dottrina dell'Immacolato Concepimento della
Vergine si mantenesse integra, vietarono, con la più grande
severità, che ogni opinione contraria a questa dottrina potesse essere
sostenuta sia in pubblico che in privato e la vollero colpita a morte. A
queste ripetute e chiarissime dichiarazioni, perché non risultassero
vane, aggiunsero delle sanzioni. Tutto questo è stato riassunto dal Nostro
venerato Predecessore Alessandro VII con le seguenti parole: "Considerando che la Santa Chiesa
Romana celebra solennemente la festa della Concezione dell'Intemerata e
sempre Vergine Maria, e che, al riguardo, ha un tempo composto un Ufficio
proprio e specifico in ossequio alla pia, devota e lodevole disposizione
emanata dal Nostro Predecessore Sisto IV; volendo Noi pure favorire,
sull'esempio dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, questa lodevole e pia devozione, questa festa e questo culto, prestato
conformemente a quella direttiva e che dalla sua istituzione non ha subito,
nella Chiesa Romana, alcun mutamento; volendo anche salvaguardare questa
particolare forma di pietà e di devozione nel rendere onore e nel celebrare la Beatissima Vergine
preservata dal peccato originale con un atto preventivo della grazia dello
Spirito Santo; desiderando inoltre conservare nel gregge di Cristo l'unità dello
spirito nel vincolo della pace, dopo aver placato i motivi di scontro e le
dispute e aver rimosso gli scandali; accogliendo le istanze
e le suppliche a Noi rivolte dai Vescovi sopra ricordati, unitamente ai Capitoli delle loro Chiese, dal Re
Filippo e dai suoi Regni; rinnoviamo le
Costituzioni e i Decreti emanati dai Romani Pontefici Nostri Predecessori,
soprattutto da Sisto IV, da Paolo V e da Gregorio XV, per avvalorare
l'affermazione intesa a sostenere che l'anima della Beata Vergine Maria,
nella sua creazione e nell'infusione nel corpo, ebbe il dono della grazia
dello Spirito Santo e fu preservata dal peccato originale; per favorire la
festa e il culto della stessa Concezione della Vergine Madre di Dio, in linea
con la pia proposizione suesposta, decretiamo che tali Costituzioni e Decreti
siano osservati, sotto pena d'incorrere nelle censure e nelle altre sanzioni
previste nelle Costituzioni stesse. "Decretiamo
che quanti ardiranno interpretare le Costituzioni e i Decreti citati in modo
da vanificare il favore reso, per mezzo loro, alla sunnominata affermazione,
alla festa e al culto prestato nel rispetto della stessa; avranno osato
mettere in discussione questa affermazione, questa
festa e questo culto, o prendere posizione contro di essa in qualunque modo,
direttamente o indirettamente, ricorrendo a qualsivoglia pretesto, sia pure
con l'intento di esaminarne la sua definibilità e di spiegare e di
interpretare, al riguardo, la Sacra Scrittura, i Santi Padri, e i Dottori; o
ancora farsi forti di ogni altro possibile pretesto od occasione e poter
quindi esprimere, dichiarare, trattare, disputare a voce e per iscritto,
precisando, affermando e adducendo qualche argomentazione contro di essa,
senza portarla a compimento; dissertare infine contro di essa in qualsiasi
altro modo, addirittura fuori dell'immaginabile; [decretiamo] che siano
privati anche della facoltà di predicare, di leggere, di insegnare e di
dissertare in pubblico; di aver voce attiva e passiva in ogni tipo di
elezioni, senza bisogno di alcuna dichiarazione. Incorreranno dunque, ipso facto, nella pena della perpetua
interdizione di predicare, di leggere, di insegnare e di dissertare in
pubblico. "Da
queste pene essi potranno essere assolti o dispensati solamente da Noi o dai
Romani Pontefici Nostri Successori. Intendiamo anche sottoporli, ed
effettivamente con la presente li sottoponiamo, ad altre pene da infliggere a
Nostro insindacabile giudizio e dei Romani Pontefici Nostri Successori,
mentre rinnoviamo le Costituzioni e i Decreti di Paolo V e di Gregorio XV
sopra ricordati. "Dichiariamo
inaccettabili, e le sottoponiamo alle pene e alle censure contenute
nell'Indice dei libri proibiti, le pubblicazioni nelle quali vengono messi
in dubbio quella affermazione, la festa e il culto approvato; viene
scritto, o vi si possa leggere, alcunché di contrario a ciò che è stato sopra
riportato; trovino spazio discorsi, prediche, trattati, dissertazioni che ne
avversano il contenuto. Ordiniamo e decretiamo che siffatti libri siano, ipso facto, da considerare espressamente proibiti, senza
attendere una specifica dichiarazione". D'altra parte tutti sanno con quanto zelo
questa dottrina dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio sia stata tramandata, sostenuta e difesa dalle più
illustri Famiglie religiose, dalle più celebri Accademie teologiche e dai
Dottori più versati nella scienza delle cose divine. Tutti parimenti
conoscono quanto siano stati solleciti i Vescovi nel
sostenere in pubblico, anche nelle assemblee ecclesiastiche, che la
santissima Vergine Maria, Madre di Dio, in previsione dei meriti del
Redentore Gesù Cristo, non fu mai soggetta al peccato ma, del tutto
preservata dalla colpa originale, fu redenta in una maniera più sublime. A tutto ciò si aggiunge il fatto, decisamente assai rilevante e del massimo
peso, che lo stesso concilio di Trento, quando promulgò il decreto dogmatico
sul peccato originale, nel quale, sulla scorta delle testimonianze della
Sacra Scrittura, dei Santi Padri e dei più autorevoli Concili, stabilì e
definì che tutti gli uomini nascono affetti dal peccato originale, dichiarò
tuttavia solennemente che non era sua intenzione comprendere in quel
decreto, e nell'ambito di una definizione così generale, la Beata ed
Immacolata Vergine Maria Madre di Dio. Con tale dichiarazione
infatti i Padri Tridentini indicarono con sufficiente chiarezza,
tenendo conto della situazione del tempo, che la Beatissima Vergine fu esente
dalla colpa originale. Indicarono perciò apertamente che dalle divine
Scritture, dalla tradizione, dall'autorità dei Padri, niente poteva essere
desunto che fosse in contrasto con questa prerogativa della Vergine. Per la verità, illustri monumenti di
veneranda antichità della Chiesa orientale ed occidentale testimoniano
con assoluta certezza che questa dottrina dell'Immacolata Concezione della
Beatissima Vergine, che, giorno dopo giorno, è stata magnificamente
illustrata, proclamata e confermata dall'autorevolissimo sentimento, dal
magistero, dallo zelo, dalla scienza e dalla saggezza della Chiesa e si è
diffusa in modo tanto prodigioso presso tutti i popoli e le nazioni del mondo
cattolico, è da sempre esistita nella Chiesa stessa come ricevuta dagli
antenati e contraddistinta dalle caratteristiche della dottrina rivelata. Infatti
la Chiesa di Cristo, fedele custode e garante dei dogmi a lei affidati, non
ha mai apportato modifiche ad essi, non vi ha tolto o aggiunto alcunché, ma
trattando con ogni cura, in modo accorto e sapiente, le dottrine del passato
per scoprire quelle che si sono formate nei primi tempi e che la fede dei
Padri ha seminato, si preoccupa di limare e di affinare quegli antichi dogmi
della Divina Rivelazione, perché ne ricevano chiarezza, evidenza e
precisione, ma conservino la loro pienezza, la loro integrità e la loro
specificità e si sviluppino soltanto nella loro propria natura, cioè
nell'ambito del dogma, mantenendo inalterati il concetto e il significato. In verità, i Padri e gli scrittori
ecclesiastici, ammaestrati dalle parole divine – nei libri elaborati con cura
per spiegare la Scrittura, per difendere i dogmi e per istruire i fedeli –
non trovarono niente di più meritevole di attenzione
del celebrare ed esaltare, nei modi più diversi ed ammirevoli, l'eccelsa
santità, la dignità e l'immunità della Vergine da ogni macchia di peccato e
la sua vittoria sul terribile nemico del genere umano. Per tale motivo,
mentre commentavano le parole con le quali Dio, fin dalle origini del mondo,
annunciando i rimedi della sua misericordia approntati per la rigenerazione
degli uomini, rintuzzò l'audacia del serpente ingannatore e rialzò
mirabilmente le speranze del genere umano: "Porrò inimicizia fra te e
la donna, fra la tua e la sua stirpe", essi insegnarono che con
questa divina profezia fu chiaramente e apertamente indicato il
misericordioso Redentore del genere umano, cioè il
Figliuolo Unigenito di Dio, Gesù Cristo; fu anche designata la sua beatissima
Madre, la Vergine Maria, e, nello stesso tempo, fu nettamente espressa
l'inimicizia dell'uno e dell'altra contro il demonio. Ne conseguì che, come
Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, annientò il
decreto di condanna esistente contro di noi, inchiodandolo da trionfatore
sulla Croce, così la santissima Vergine, unita con Lui da un legame
strettissimo ed indissolubile, poté esprimere, con Lui e per mezzo di Lui,
un'eterna inimicizia contro il velenoso serpente e, riportando nei suoi
confronti una nettissima vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede
immacolato. Di questo nobile e singolare trionfo della
Vergine, della sua straordinaria innocenza, purezza e santità, della sua
immunità da ogni macchia di peccato, della sua ineffabile abbondanza di tutte
le grazie divine, di tutte le virtù e di tutti i privilegi a Lei donati, gli
stessi Padri videro una figura sia nell'Arca di Noè che, voluta per ordine di
Dio, scampò del tutto indenne al diluvio universale; sia in quella scala che
Giacobbe vide ergersi da terra fino al cielo, e lungo la quale salivano e scendevano gli angeli di Dio e alla cui sommità
stava il Signore stesso; sia in quel roveto che Mosè vide nel luogo santo
avvolto completamente dalle fiamme e, pur immerso in un fuoco crepitante, non
si consumava né pativa alcun danno ma continuava ad essere verde e fiorito;
sia in quella torre inespugnabile, eretta di fronte al nemico, dalla quale
pendono mille scudi e tutte le armature dei forti; sia in quell'orto chiuso
che non può essere violato né devastato da alcun assalto insidioso; sia in
quella splendente città di Dio che ha le sue fondamenta sui monti santi; sia
in quell'eccelso tempio di Dio che, rifulgendo degli splendori divini, è
ricolmo della gloria del Signore; sia in tutti gli altri innumerevoli segni
dello stesso genere che, secondo il pensiero dei Padri, preannunciavano cose
straordinarie sulla dignità della Madre di Dio, sulla sua illibata innocenza e sulla sua
santità, mai soggetta ad alcuna macchia. Per descrivere debitamente quest'insieme di
doni celesti e l'innocenza originale della Vergine dalla quale
è nato Gesù, i Padri ricorsero alle parole dei Profeti ed esaltarono questa
divina, santa Vergine, come una pura colomba, come una Santa Gerusalemme,
come un eccelso trono di Dio, come un'arca della santificazione, come la casa
che l'eterna Sapienza si è edificata, come quella Regina straordinaria che,
ricolma di delizie e appoggiata al suo Diletto, uscì dalla bocca
dell'Altissimo assolutamente perfetta e bella, carissima a Dio e mai
contaminata da alcuna macchia di peccato. Siccome poi gli stessi Padri e gli
scrittori ecclesiastici erano pienamente convinti che l'Angelo Gabriele, nel
dare alla beatissima Vergine l'annuncio dell'altissima dignità di Madre di
Dio, l'aveva chiamata, in nome e per comando di Dio stesso, piena di grazia, insegnarono che con
questo singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si proclamava
che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie divine, era ornata di
tutti i carismi dello Spirito Santo, anzi era un tesoro quasi infinito e un
abisso inesauribile di quegli stessi doni divini, a tal punto che, non
essendo mai stata soggetta a maledizione ma partecipe, insieme con il suo
Figlio, di eterna benedizione, meritò di essere
chiamata da Elisabetta, mossa dallo Spirito di Dio: "Benedetta tu fra
le donne e benedetto il frutto del tuo seno". Da
tutto ciò derivò il loro concorde e ben documentato pensiero che, in forza di
tutti questi doni divini, la gloriosissima Vergine, per la quale "grandi
cose ha fatto colui che è potente", rifulse
di tale pienezza di grazia e di tale innocenza da diventare l'ineffabile
miracolo di Dio, anzi il culmine di tutti i miracoli e quindi degna Madre di
Dio, la più vicina a Dio, nella misura in cui ciò è possibile ad una
creatura, superiore a tutte le lodi angeliche ed umane. Per questo motivo, con l'intento di dimostrare
l'innocenza e la giustizia originale della Madre di Dio, i Padri non solo la
paragonarono spessissimo ad Eva ancora vergine, innocente, non corrotta e non
ancora caduta nei lacci delle mortali insidie del serpente ingannatore, ma la
anteposero a lei con una meravigliosa varietà di parole e di
espressioni. Eva infatti, avendo dato ascolto
disgraziatamente al serpente, decadde dall'innocenza originale e divenne sua
schiava, mentre la beatissima Vergine accrebbe continuamente il primitivo
dono e, senza mai ascoltare il serpente, con la forza ricevuta da Dio ne
annientò la violenza e il potere. Perciò non si stancarono mai di proclamarla
giglio tra le spine; terra assolutamente inviolata, verginale, illibata,
immacolata, sempre benedetta e libera da ogni contagio di peccato, dalla quale è stato formato il nuovo Adamo; giardino delle
delizie piantato da Dio stesso, senza difetti, splendido, abbondantemente
ornato di innocenza e di immortalità e protetto da tutte le insidie del
velenoso serpente; legno immarcescibile che il tarlo del peccato mai poté
intaccare; fonte sempre limpida e segnata dalla potenza dello Spirito Santo;
tempio esclusivo di Dio; tesoro di immortalità; unica e sola figlia, non della morte, ma della vita; germoglio di
grazia e non d'ira che, per uno speciale intervento della provvidenza divina,
è spuntato, sempre verde e ammantato di fiori, da una radice corrotta e
contaminata. Ma come se tutte queste espressioni non bastassero,
pur essendo straordinarie, i Padri formularono specifiche e stringenti
argomentazioni per affermare che, parlando del peccato, non poteva in alcun
modo essere chiamata in causa la santa Vergine Maria, perché a Lei era stata
elargita la grazia in misura superiore per vincere ogni specie di peccato.
Asserirono quindi che la gloriosissima Vergine fu la riparatrice dei
progenitori, la fonte della vita per i posteri. Scelta e preparata
dall'Altissimo da tutta l'eternità e da Lui preannunciata quando disse al
serpente: "Porrò inimicizia fra te e la donna", schiacciò
veramente la testa di quel velenoso serpente. Sostennero dunque che la beatissima Vergine
fu, per grazia, immune da ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia
contaminazione del corpo, dell'anima e della mente. Unita in un intimo
rapporto e congiunta da un eterno patto di alleanza
con Dio, non fu mai preda delle tenebre, ma fruì di una luce perenne e
risultò degnissima dimora di Cristo, non per le qualità del corpo, ma per lo
stato originale di grazia. Parlando della Concezione della Vergine, i
Padri aggiunsero espressioni assai significative,
con le quali attestarono che la natura cedette il passo alla grazia e si
trovò incapace a svolgere il suo compito. Non poteva
infatti accadere che la Vergine Madre di Dio potesse essere concepita
da Anna, prima che la grazia sortisse il suo effetto. Così doveva essere
concepita la primogenita, dalla quale doveva poi essere concepito il
Primogenito di ogni creatura. Proclamarono
che la carne della Vergine, derivata da Adamo, non ne contrasse le macchie, e
che la beatissima Vergine fu quindi il tabernacolo creato da Dio stesso,
formato dallo Spirito Santo,
capolavoro di autentica porpora, al quale diede
ornamento quel nuovo Beseleel ricamandolo variamente in oro. Fu a buon
diritto esaltata come il primo vero capolavoro di Dio: sfuggita ai dardi
infuocati del maligno, entrò nel mondo, bella per natura e assolutamente
estranea al peccato nella sua Concezione Immacolata, come l'aurora che spande
tutt'intorno la sua luce. Non era infatti conveniente
che quel vaso di elezione fosse colpito dal comune disonore, perché assai
diverso da tutti gli altri, di cui condivide la natura ma non la colpa. Al
contrario era assolutamente conveniente che come l'Unigenito aveva in cielo un Padre, che i Cherubini esaltano tre volte
santo, avesse sulla terra una Madre mai priva dello splendore della santità. Proprio questa dottrina era a tal punto radicata nella mente e nell'animo
degli antenati, che divenne abituale l'uso di uno speciale e straordinario
linguaggio. Lo impiegarono spessissimo per chiamare la Madre di Dio
Immacolata, del tutto Immacolata; innocente, anzi innocentissima; illibata
nel modo più eccelso; santa e assolutamente estranea al peccato; tutta pura,
tutta intemerata, anzi l'esemplare della purezza e dell'innocenza; più bella
della bellezza; più leggiadra della grazia; più santa della santità; la sola
santa, purissima nell'anima e nel corpo, che si spinse oltre la purezza e la
verginità; la sola che diventò, senza riserve, la dimora di tutte le grazie
dello Spirito Santo, e che si innalzò al di sopra di
tutti, con l'eccezione di Dio: per natura, più bella, più graziosa e più
santa degli stessi Cherubini e Serafini e di tutte le schiere degli Angeli.
Nessun linguaggio, né del cielo né della terra, può bastare per tesserne le
lodi. Nessuno ignora che la celebrazione
di Lei fu, con tutta naturalezza, introdotta nelle memorie della santa
Liturgia e negli Uffici ecclesiastici. Tutti li pervade e li domina per
larghi tratti. La Madre di Dio vi è invocata ed esaltata come incorrotta
colomba di bellezza, rosa sempre fresca. Essendo purissima sotto ogni
aspetto, eternamente immacolata e beata, viene
celebrata come l'innocenza stessa, che non fu mai violata, e come la nuova
Eva che ha generato l'Emmanuele. Non vi è dunque niente di straordinario se
i Pastori della Chiesa e i popoli fedeli si sono compiaciuti, ogni giorno di
più, di professare con tanta pietà, con tanta devozione e con tanto amore la
dottrina dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di
Dio, che, a giudizio dei Padri, è stata inserita nella Sacra Scrittura, è
stata trasmessa dalle loro numerose e importantissime testimonianze, è stata
manifestata e celebrata con tanti insigni monumenti del venerando tempo
antico, è stata proposta e confermata dal più alto e autorevole magistero
della Chiesa. Pastori e popolo niente ebbero di più dolce e di più caro che
onorare, venerare, invocare ed esaltare ovunque, con tutto l'ardore del
cuore, la Vergine Madre di Dio concepita senza peccato originale. Per questo
già dai tempi antichi i Vescovi, gli uomini di chiesa, gli Ordini regolari,
gli stessi Imperatori e Re chiesero, con insistenza, che questa Sede
Apostolica definisse l'Immacolata Concezione della
Madre di Dio come dogma della fede cattolica. Queste richieste sono state
nuovamente ripetute nei tempi più recenti, specialmente al Nostro
Predecessore Gregorio XVI di felice memoria, e sono state rivolte anche a Noi
dai Vescovi, dal Clero secolare, da Famiglie religiose, da Sovrani e da
popoli fedeli. Poiché dunque, con straordinaria gioia del
Nostro cuore, avevamo piena conoscenza di tutto ciò
e ne comprendevamo l'importanza, non appena siamo stati innalzati, sebbene
immeritevoli, per un misterioso disegno della divina Provvidenza, a questa
sublime Cattedra di Pietro, ed assumemmo il governo di tutta la Chiesa,
abbiamo ritenuto che non ci fosse niente di più importante, sorretti anche
dalla profonda devozione, pietà e amore nutriti fin dalla fanciullezza per la
santissima Vergine Maria Madre di Dio, del portare a compimento tutto ciò che
poteva ancora essere nelle aspettative della Chiesa, per accrescere il
tributo di onore alla beatissima Vergine e per metterne ancora più in luce le
prerogative. Volendo tuttavia procedere con grande prudenza, abbiamo costituito una speciale
Congregazione di Nostri Venerabili Fratelli, Cardinali di Santa Romana
Chiesa, illustri per la pietà, per la competenza e per la conoscenza delle
cose divine; abbiamo pure scelto uomini del Clero secolare e regolare,
particolarmente versati nelle discipline teologiche, perché esaminassero con
ogni cura tutto ciò che riguarda l'Immacolata Concezione della Vergine e
presentassero a Noi le loro conclusioni. Quantunque già dalle istanze,
da Noi ricevute per patrocinare l'eventuale definizione dell'Immacolata Concezione
della Vergine, risultasse chiaro il pensiero di molti Vescovi, tuttavia
abbiamo inviato ai Venerabili Fratelli Vescovi di tutto il mondo cattolico
una Lettera Enciclica, scritta a Gaeta il 2 febbraio 1849, perché, dopo aver
rivolto preghiere a Dio, Ci comunicassero per iscritto quali fossero la pietà
e la devozione dei loro fedeli nei confronti dell'Immacolata Concezione della
Madre di Dio e, soprattutto, quale fosse il loro personale pensiero sulla
proposta di questa definizione e quali fossero i loro auspici, al fine di
poter esprimere il Nostro decisivo giudizio nel modo più autorevole
possibile. Non è certo stata di poco peso la consolazione che abbiamo provato, quando Ci
pervennero le risposte di quei Venerabili Fratelli. Infatti
nelle loro lettere, pervase da incredibile compiacimento, gioia ed
entusiasmo, Ci confermarono nuovamente, non solo la straordinaria pietà e i
sentimenti che essi stessi, il loro Clero e il popolo fedele nutrivano verso
l'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, ma Ci supplicarono anche,
con voto pressoché unanime, che l'Immacolata
Concezione della Vergine venisse definita con un atto decisivo del Nostro
ufficio e della Nostra autorità. Nel frattempo abbiamo
gustato una gioia non certo minore, quando i Nostri Venerabili Fratelli
Cardinali di Santa Romana Chiesa, della speciale Congregazione sopra
ricordata, e i citati teologi da Noi scelti come esperti, dopo aver proceduto
con tutta l'attenzione ad un impegnativo e meticoloso esame della questione,
Ci chiesero con insistenza la definizione dell'Immacolata Concezione
della Madre di Dio. Dopo queste premesse, seguendo le prestigiose orme dei Nostri Predecessori, desiderando
procedere nel rispetto delle norme canoniche, abbiamo tenuto un Concistoro,
nel quale abbiamo parlato ai Nostri Venerabili Fratelli, Cardinali di Santa
Romana Chiesa, e, con la più grande consolazione del Nostro animo, li abbiamo
uditi rivolgerci l'insistente richiesta perché decidessimo di emanare la
definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio. Essendo quindi fermamente convinti nel
Signore che fossero maturati i tempi per definire l'Immacolata Concezione
della santissima Vergine Maria Madre di Dio, che la Sacra Scrittura, la
veneranda Tradizione, il costante sentimento della Chiesa, il singolare
consenso dei Vescovi e dei fedeli, gli atti memorabili e le Costituzioni dei
Nostri Predecessori mirabilmente illustrano e spiegano; dopo aver soppesato
con cura ogni cosa e aver innalzato a Dio incessanti
e fervide preghiere; ritenemmo che non si potesse più in alcun modo indugiare
a ratificare e a definire, con il Nostro supremo giudizio, l'Immacolata
Concezione della Vergine, e così soddisfare le sacrosante richieste del mondo
cattolico, appagare la Nostra devozione verso la santissima Vergine e, nello
stesso tempo, glorificare sempre più in Lei il suo Figlio Unigenito, il
Signore Nostro Gesù Cristo, perché
ogni tributo di onore reso alla Madre ridonda sul Figlio. Perciò,
dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre
personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo
del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra
mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza
dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito
Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile
Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione
della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e
Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che
sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare
grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù
Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato
originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto
essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. Se qualcuno dunque avrà la presunzione
di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!),
sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito
il naufragio nella fede, di essersi separato dall'unità della Chiesa, e, se
avrà osato rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro
modo, ciò che pensa, sappia di essere incorso, ipso
facto, nelle pene comminate dal Diritto. La Nostra bocca
è veramente piena di gioia e la Nostra lingua di esultanza.
Innalziamo dunque a Gesù Cristo Signore Nostro i più
umili e sentiti ringraziamenti perché, pur non avendone i meriti, Ci ha
concesso, per una grazia particolare, di offrire e di decretare questo onore
e questo tributo di gloria alla sua santissima Madre. Fondiamo
senz'altro le nostre attese su un fatto di sicura speranza e di pieno
convincimento. La stessa beatissima Vergine che, tutta bella e immacolata, schiacciò la testa
velenosa del crudelissimo serpente e recò al mondo la salvezza; la Vergine, che è gloria dei Profeti e degli Apostoli, onore
dei Martiri, gioia e corona di tutti i Santi, sicurissimo rifugio e
fedelissimo aiuto di chiunque è in pericolo,
potentissima mediatrice e avvocata di tutto il mondo presso il suo Unigenito
Figlio, fulgido e straordinario ornamento della santa Chiesa, incrollabile
presidio che ha sempre schiacciato
le eresie, ha liberato le genti e i popoli fedeli da ogni sorta di
disgrazie e ha sottratto Noi stessi ai numerosi pericoli che Ci sovrastavano,
voglia, con il suo efficacissimo patrocinio, portare aiuto alla santa Madre,
la Chiesa Cattolica, perché, rimosse tutte le difficoltà, sconfitti tutti gli errori, essa
possa, ogni giorno di più, prosperare e fiorire presso tutti i popoli e in
tutti i luoghi, "dall'uno all'altro mare, e dal fiume fino agli
estremi confini della terra", e possa godere pienamente della
pace, della tranquillità e della libertà. Voglia inoltre intercedere perché i
colpevoli ottengano il perdono, gli ammalati il
rimedio, i pusillanimi la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti
l'aiuto, e tutti gli erranti, rimossa la caligine della mente, possano far
ritorno alla via della verità e della giustizia, e si faccia un solo ovile e
un solo pastore. Ascoltino queste Nostre parole tutti i carissimi figli della Chiesa
Cattolica e, con un ancor più convinto desiderio di pietà, di devozione e di
amore, continuino ad onorare, ad invocare e a supplicare la beatissima
Vergine Maria, Madre di Dio, concepita
senza peccato originale, e si rifugino, con piena fiducia, presso questa
dolcissima Madre di misericordia e di grazia in ogni momento di pericolo, di
difficoltà, di bisogno e di trepidazione. Sotto la sua guida, la sua
protezione, la sua benevolenza, il suo patrocinio, non vi può essere motivo né
di paura, né di disperazione, perché, nutrendo per noi un profondo sentimento
materno e avendo a cuore la nostra salvezza, abbraccia con il suo amore tutto
il genere umano. Essendo stata costituita dal Signore
Regina del Cielo e della terra, e innalzata al di
sopra di tutti i Cori degli Angeli e delle schiere dei Santi, sta alla destra
del suo Figlio Unigenito, Signore Nostro Gesù Cristo e intercede con tutta l'efficacia delle sue
materne preghiere: ottiene ciò che chiede e non può restare inascoltata. Da ultimo, perché questa Nostra definizione
dell'Immacolata Concezione della beatissima Vergine Maria possa essere
portata a conoscenza di tutta la Chiesa, decidiamo
che la presente Nostra Lettera Apostolica resti a perenne ricordo, e
ordiniamo che a tutte le trascrizioni, o copie, anche stampate, sottoscritte
per mano di qualche pubblico notaio e munita del sigillo di persona
costituita in dignità ecclesiastica, si presti la stessa fede che si
presterebbe alla presente se fosse esibita o mostrata. Nessuno pertanto si permetta di violare
il contenuto di questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o
abbia l'ardire temerario di avversarlo e di trasgredirlo. Se qualcuno, poi,
osasse tentarlo, sappia che incorrerà nello sdegno
di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo. Dato a Roma, presso
San Pietro, nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1854, il giorno 8
dicembre, nell'anno nono del Nostro Pontificato. |