PAPA
CLEMENTE XI UNIGENITUS DEI FILIUS
Costituzione dell'8
settembre 1713
Pasquier Quesnel, guida dei
giansenisti dopo Antoine Arnauld,
pubblicò a Parigi nel 1671 l’opera Abrégé
de la morale de l’Evangile, ou
Pensées chréliennes sur
le texte des 4 Évangelistes. Nel 1867 ne pubblicò un complemento: Abrégé
de la morale des Actes, des Épìtres canoniques, de
l’Apocalypse. L’opera, stampata
e ampliata più volte, ricevette
nel 1693 un nuovo titolo: Le Nouveau Testament en francais
avec des réflexions morales sur chaque verset. In quest’opera erano contenuti errori così evidenti
che l’arcivescovo di Parigi Noailles ne richiese la
correzione. Ma anche l’edizione del 1699 fu criticata. Clemente XI nel breve Universi
dominici gregis del
13 luglio 1708 proibì l’opera di Quesnel. Giacché
la proibizione non ebbe conseguenze presso i giansenisti, il papa su espressa
richiesta del re Luigi XIV di Francia nella costituzione Unigenitus Dei
Filius condannò formalmente il libro di Quesnel
e 101 proposizioni tolte da esso. Errori
giansenisti di Pasquier Quesnel
– Proposizioni condannate (§
2) ... Sappiamo con certezza che il grandissimo danno di questo libro avanza
sempre di più e si rafforza, perché si nasconde all’interno e come maligna
purulenza non sgorga all’esterno se non si incide
l’ascesso, dato che questo libro a prima vista seduce i lettori con una sua
qualche parvenza di pietà ... (§ 3) 1. Cos’altro
rimane all’anima che ha perduto Dio e la sua grazia, se non il peccato e le
conseguenze del peccato, la miseria superba e la fiacca indigenza, cioè la
generale impotenza al lavoro, alla preghiera e a ogni opera buona? Questa
proposizione si trova nelle Observationes
morales di Quesnel a
proposito di Lc 76,3. 2. La grazia di Gesù Cristo, principio
efficace del bene di qualsiasi genere, è necessaria per ogni opera buona;
senza di essa non solo non si fa nulla, ma non si
può fare nulla. - Gv 75,5: ed. 1963. 3. Invano, Signore, tu comandi, se tu
stesso non dai ciò che comandi. - At 16,10. 4. Così dunque, o Signore, tutto è
possibile a colui a cui tu rendi tutte le cose possibili, operandole in lui.
- Mc 9,22. 5. Quando Dio non addolcisce il cuore con
l’intima unzione della sua grazia, le esortazioni e le grazie esteriori non
servono a nulla, se non a indurirlo maggiormente. -
Rm 9,18: ed. 1693. 6.
La differenza fra l’alleanza giudaica e l’alleanza cristiana, consiste nel
fatto che Dio in quella richiede la fuga dal peccato e l’adempimento della
legge dal peccatore lasciandolo però nella sua impotenza: in questa invece
Dio da al peccatore ciò che comanda, purificandolo
con la sua grazia. - Rm 11,27. 7.
Quale l’utilità per l’uomo nell’antica alleanza, nella quale Dio lo lascia alla
sua propria debolezza, mentre gli impone la sua
legge? Quale felicità invece è l’essere ammessi ad una alleanza
nella quale Dio ci dona ciò che ci chiede? - Eb 8,7. 8.
Noi apparteniamo alla nuova alleanza in quanto siamo
partecipi della sua grazia nuova che opera in noi ciò che Dio ci ordina. - Eb
8,70. 9.
La grazia di Cristo è la grazia suprema, senza la quale non possiamo nemmeno
confessare Cristo e con la quale mai lo rinneghiamo. (I Cor 12,3: ed. 1693.) 10.
La grazia è l’opera della mano di Dio onnipotente, che nulla può ostacolare o
ritardare. - Mt 20,34. 11.
La grazia non è altro che la volontà onnipotente di Dio che comanda e compie
ciò che comanda. - Mc 2,11. 12. Quando Dio vuole salvare un’anima, in qualsiasi tempo e in
qualsiasi luogo, l’effetto certo segue la volontà di Dio. - Mc 2,12. 13. Quando Dio vuole salvare un’anima e la tocca con la grazia
interiore della sua mano, nessuna volontà umana gli resiste. - Lc 5,73: ed.
1693. 14. Per quanto lontano dalla salvezza sia
il peccatore ostinato, quando Gesù con la luce salvifica della sua grazia gli
si mostra per essere veduto, questi deve sottomettersi, accorrere, umiliarsi
e adorare il suo Salvatore. – Mc 5,67: ed. 1693. 15. Quando Dio accompagna
il suo comandamento e la sua parola esteriore con l’unzione del suo Spirito e
la forza interiore della sua grazia, opera nel cuore l’obbedienza che chiede.
- Lc 9,60. 16. Non c’è nessuna lusinga che non ceda alle lusinghe della grazia; perché nulla resiste
all’Onnipotente. - At 8,12. 17. La grazia è
quella voce del Padre che insegna interiormente agli uomini e li fa venire a
Gesù Cristo: chiunque a lui non viene, dopo aver udito la voce esteriore del
Figlio, non è stato affatto istruito dal Padre. - Gv 6,45. 18. Il seme della parola,
che la mano di Dio irriga, porta sempre il suo frutto. - At 11,21. 19. La grazia di Dio non è altro che la
sua volontà onnipotente: è questa l’idea che Dio stesso ci ha lasciato in
tutte le sue Scritture. - Rm 14,4: ed.1693. 20. La vera idea della grazia è che Dio vuole da noi che gli si
obbedisca, ed egli è obbedito; comanda, e tutte le cose sono fatte; parla
come Signore, e tutte le cose gli sono sottomesse. - Mc 4,39. 21.
La grazia di Gesù Cristo è una grazia forte, potente, suprema, invincibile, per il fatto che è l’operazione di una volontà
onnipotente, conseguenza e imitazione dell’operazione di Dio che opera
l’incarnazione e la risurrezione di suo Figlio. – 2 Cor 5,21: ed. 1693. 22. La concordia dell’onnipotente
operazione di Dio nel cuore dell’uomo con il libero consenso della sua
volontà, ci è dimostrata nell’incarnazione, come
nella fonte e nell’archetipo di tutte le altre operazioni della misericordia
e della grazia, che sono tutte così gratuite e così dipendenti da Dio come
quell’originaria operazione. — Lc 1,48. 23. Dio stesso ci ha lasciato l’idea
dell’onnipotente efficacia della sua grazia, significandola come quella che
produce dal nulla le creature e ai morti rende la vita. - Rm 4,17. 24. La giusta idea che il centurione ha della onnipotenza di Dio e di
Gesù Cristo in ordine alla guarigione dei corpi col solo moto della
sua volontà, è l’immagine dell’idea che si deve avere dell’onnipotenza della
sua grazia nella guarigione delle anime dalla cupidigia. - Lc 7,7. 25. Dio illumina l’anima e la guarisce,
come anche il corpo, soltanto con la sua volontà: comanda, e gli viene obbedito. Lc 18,42. 26. Nessuna grazia viene
data, se non per la fede. - Lc 8,48. 27. La fede è la prima grazia, e la fonte
di tutte le altre. - 2Pt 1,3 28. La prima grazia che Dio concede al
peccatore, è la remissione dei peccati. - Mc 11,25. 29. Al di fuori della chiesa non è concessa
nessuna grazia. - Lc 10,35.36. 30. Tutti coloro
che Dio vuole salvare per mezzo di Cristo, son infallibilmente salvati. - Gv
6,40. 31. I desideri di Cristo hanno sempre il
loro effetto: egli porta la pace nell’intimo dei cuori, quando a essi egli la augura. - Gv 20,19. 32.
Gesù Cristo si è consegnato alla morte per liberare per sempre con il suo sangue i primogeniti, cioè gli eletti, dalla mano
dell’angelo sterminatore. - Gal 4,4-7. 33. Ahimè, quanto deve aver rinunciato ai
beni terreni ed a se stesso, perché uno possa aver fiducia, per così dire, di
avvicinarsi a Gesù Cristo, al suo amore, alla sua morte, ai suoi misteri;
come fa san Paolo, quando dice: "Egli mi ha amato, e ha dato se stesso
per me". - Gal 2,20. 34. La grazia di Adamo
non produceva se non dei meriti umani. - 2Cor 5,21: ed. 1693. 35. La grazia di Adamo
è una conseguenza della creazione ed era dovuta alla natura sana e integra. -
2Cor 5,21. 36.
La differenza essenziale fra la grazia di Adamo e
dello stato di innocenza e la grazia cristiana, consiste nel fatto che la
prima ciascuno la ricevette nella propria persona, mentre la seconda non la
si riceve se non nella persona di Gesù Cristo risorto, al quale noi siamo
uniti. - Rm 7,4. 37.
La grazia di Adamo, santificandolo in se stesso, era
a lui proporzionata; la grazia di Cristo, santificando noi in Gesù Cristo, è
onnipotente e degna del Figlio di Dio. - Ef 1,6. 38. Il peccatore, senza la grazia del
Liberatore, non è libero se non di fare il male. - Lc 8,9. 39. La volontà che non è prevenuta dalla grazia non ha nessuna luce, se non per aberrare, nessuno
slancio, se non per precipitare, nessuna forza se non per ferirsi, è capace
di ogni male e incapace di ogni bene. - Mt 20,34. 40. Senza la grazia non possiamo amare
nulla se non per la nostra condanna. - 2Ts 3,18: ed. 1693. 41. Ogni conoscenza di Dio, anche naturale,
anche nei filosofi pagani, non può venire se non da Dio; e senza la grazia
non produce altro che presunzione, vanità e opposizione a Dio stesso, invece
che sentimenti di adorazione, gratitudine e amore. -
Rm 1,19. 42. Solo la grazia di Cristo rende l’uomo
capace del sacrificio della fede; senza di questo non c’è nulla se non
l’impurità, nulla se non l’indegnità. – At 11,9. 43. Il primo effetto della grazia
battesimale è far sì che noi moriamo al peccato, così che lo spirito, il
cuore e i sensi non vivano più per il peccato, come un uomo
morto non vive più per le cose del mondo. - Rm 6,2: ed. 1693. 44. Ci sono soltanto due amori, da cui
nascono tutti i nostri voleri e azioni: l’amore di Dio, che fa tutte le cose
per Dio e che Dio premia, e l’amore con cui noi amiamo noi stessi ed il
mondo, che non riconduce a Dio ciò che a Dio deve essere ricondotto, e per
questo diventa malvagio. - Gv 5,29. 45. Dato che l’amore di Dio non regna più
nel cuore dei peccatori, necessariamente vi regna la cupidigia carnale e
corrompe tutte le sue azioni. - Lc 15,13: ed. 1693. 46. La concupiscenza o la carità rendono buono o cattivo l’uso dei sensi. Mt 5,28. 47. L’obbedienza alla legge deve sgorgare
da una fonte, e questa fonte è la carità. Quando l’amore di Dio è il suo
principio interiore, e la gloria di Dio il suo fine,
allora è puro ciò che appare all’esterno; altrimenti non è che ipocrisia o
falsa giustizia. - Mt 25,26: ed. 1693. 48. Che cosa
possiamo mai essere noi, senza la luce della fede, senza Cristo e senza la
carità, se non tenebre, aberrazione e peccato? - Ef 5,8. 49. Come nessun peccato è senza l’amore di
noi stessi, così nessuna opera buona è senza l’amore
di Dio. - Mc 7,22.23. 50. Invano noi gridiamo a Dio: "Padre
mio", se non è lo spirito di carità quello che grida. - Rm 8,15. 51. La fede giustifica, quando opera, ma
essa non opera se non per la carità. - At 13,39. 52. Tutti gli altri mezzi di salvezza sono
contenuti nella fede come nel loro germe e seme; ma questa fede non è senza
l’amore e la fiducia. - At 10,43. 53. La carità sola opera in
modo cristiano (le azioni cristiane), a motivo della relazione a Dio e a Gesù
Cristo. - Col 3,14. 54. È solo la carità che parla a Dio; e questa sola Dio ascolta. – I Cor 13,1. 55. Dio non da la
corona se non alla carità: chi corre spinto da un altro impulso o da un altro
motivo, corre invano. – I Cor 9,24. 56. Dio non premia se non la carità: perché
solo la carità onora Dio. - Mt 25,36. 57. Manca tutto al peccatore, quando gli
manca la speranza; e non c’è speranza in Dio dove non c’è l’amore di Dio. -
Mt 27,5. 58. Non c’è Dio e neppure religione, dove
non c’è la carità. - 1Gv 4,8. 59. La preghiera degli empi è un nuovo
peccato; e quello che Dio loro concede, è un nuovo giudizio su di loro. - Gv
10,25: ed. 1693. 60. Se soltanto la
paura del supplizio anima la penitenza, quanto più questa è violenta, tanto
più conduce alla disperazione. - Mt 27,5. 61. La paura trattiene soltanto la mano, il
cuore invece è tanto a lungo abbandonato al peccato, finché non è guidato
dall’amore della giustizia. – Lc 20,19. 62. Chi si astiene dal male soltanto per il
timore della pena, lo commette in cuor suo ed è già colpevole davanti a Dio.
- Mt 21,46. 63. Il battezzato è ancora sotto la legge
come il giudeo, se non adempie la legge, o se l’adempie per solo timore. - Rm
6,14. 64. Sotto la maledizione della legge non si
compie mai il bene; si pecca infatti sia facendo il
male, sia evitandolo soltanto per timore. - Gal 5,18. 65. Mosè, i profeti, i sacerdoti e i
dottori della Legge sono morti senza aver dato a Dio nessun figlio, dato che per il timore non hanno prodotto che degli
schiavi. - Mc 12,19. 66. Chi vuole avvicinarsi a Dio, non deve
andare a lui con passioni brutali e non deve neppure essere condotto
dall’istinto naturale o dal timore, come le bestie, ma dalla fede e
dall’amore, come i figli. - Eb 12,20: ed. 1693. 67. Il timore servile non si rappresenta
Dio se non come un padrone duro, imperioso, ingiusto e intrattabile. - Lc
19,21: ed. 1693. 68. La bontà di Dio ha abbreviato la via
della salvezza, rinchiudendo tutto nella fede e nelle preghiere. - At 2,21. 69. La fede, l’esercizio, l’accrescimento e
il premio della fede, tutto è dono della pura
liberalità di Dio. - Mc 9,22. 70. Dio non affligge mai gli innocenti; e
le afflizioni servono sempre per punire il peccato o per purificare il
peccatore. - Gv 9,3. 71. L’uomo per la sua conservazione può
dispensare se stesso da quella legge che Dio ha disposto per la sua utilità.
- Mc 2,28. 72. La caratteristica della chiesa
cristiana è quella di essere cattolica, comprendendo
anche tutti gli angeli del cielo e tutti gli eletti e i giusti della terra e
di tutti i secoli. - Eb 12,22-24. 73. Che cos’è la
chiesa, se non l’insieme dei figli di Dio che rimangono nel suo seno,
adottati in Cristo, sussistenti nella sua persona, redenti dal suo sangue,
viventi per il suo spirito, operanti per la sua grazia, e che aspettano la
grazia del secolo futuro? – 2 Ts l,l s: ed. 1693. 74.
La chiesa, per meglio dire il Cristo completo, ha come capo il Verbo
incarnato, e come membra tutti i santi. – I Tm 3,16. 75.
La chiesa è un solo uomo composto di più membra, delle quali Cristo è il
capo, la vita, l’essenza e la persona; un solo Cristo, composto di più Santi,
dei quali è il santificatore. – Ef 2, 14-16. 76. Non c’è nulla di più spazioso della
chiesa di Dio: la compongono infatti tutti gli
eletti e i giusti di tutti i secoli. – Ef 2,22. 77.
Chi non conduce una vita degna di figlio di Dio e di membro di Cristo, cessa
interiormente di avere Dio per Padre e Cristo per capo. – 1 Gv 2,24: ed.1693 78. Si viene
separati dal popolo eletto, di cui è stato figura il popolo giudaico di cui è
capo Gesù Cristo, sia non vivendo secondo il Vangelo, sia non credendo al
Vangelo. - At 3,23. 79. È utile e necessario in ogni tempo, in
ogni luogo e per ogni genere di persona, studiare e conoscere lo spirito, la
pietà e i misteri della sacra Scrittura.- 1Cor 14,5. 80. La lettura della sacra Scrittura è per
tutti. - At 8,28. 81. La santa oscurità della parola di Dio
non è per i laici un motivo per dispensare se stessi
dalla sua lettura. - At 8,31. 82. Il giorno del Signore deve essere
santificato dai cristiani con letture pie e soprattutto delle sacre
Scritture. È dannoso voler ritrarre il cristiano da questa lettura. - At
15,21. 83. È un inganno l’essere persuasi che la
conoscenza dei misteri della religione non deve essere comunicata alle donne
mediante la lettura dei libri sacri. Non dalla semplicità delle donne, ma
dalla scienza superba degli uomini è sorto l’abuso delle Scritture, e sono nate le eresie. - Gv 4,26. 84. Strappar via dalle mani dei cristiani
il Nuovo Testamento, oppure tenerglielo chiuso privandoli del modo di
comprenderlo, è chiudere a loro bocca di Cristo. - Mt 5,2.. 85. Proibire ai cristiani la lettura della
sacra Scrittura, in modo particolare del Vangelo, è proibire l’uso della luce
ai figli della luce, e far si che subiscano una
specie di scomunica. - Lc 11,33: ed. 1693. 86. Sottrarre al popolo semplice la
consolazione di unire la propria voce alla voce di tutta la chiesa, è un uso
contrario alla prassi apostolica e all’intenzione di Dio. – I Cor 14,16 87. È un modo pieno di sapienza, di luce e
di carità, quello di dare alle anime il tempo di portare con umiltà e di
capire lo stato di peccato, di chiedere lo spirito di penitenza e di
contrizione, e di cominciare almeno a dare soddisfazione alla giustizia di
Dio, prima che siano riconciliate. - At 8,9. 88. Noi ignoriamo che cosa sia il peccato e
la vera penitenza quando vogliamo essere immediatamente restituiti al
possesso di quei beni dei quali il peccato ci ha spogliati,
e rifiutiamo di portare la vergogna di questa separazione. - Lc 17,11.12. 89. Il quattordicesimo
gradino della conversione del peccatore, è quello di avere, una volta che sia
già riconciliato, il diritto di assistere al sacrificio della chiesa.
- Le 15,23. 90.
La chiesa ha l’autorità di scomunicare, per esercitarla mediante i primi
pastori con il consenso almeno presunto di tutto il corpo. - Mt 18,17. 91.
Il timore di una ingiusta scomunica non deve mai
impedirci di compiere il nostro dovere; mai noi usciamo dalla chiesa, anche
quando per l’iniquità degli uomini sembriamo espulsi da essa, quando, per
mezzo della carità, siamo fissi saldamente in Dio, in Gesù Cristo e nella sua
chiesa.– Gv 9,22.23. 92.
Sopportare in pace la scomunica e l’ingiusto anatema piuttosto che tradire la
verità, è imitare san Paolo; ed è molto lontano dall’erigersi contro
l’autorità o rompere l’unità. - Rm 9,3. 93.
Gesù talvolta guarisce le ferite che l’incauta impazienza dei primi pastori
infligge senza il suo mandato. Gesù restituisce quello che loro distruggono
per zelo sconsiderato. - Gv 18,11. 94. Nulla infonde nei suoi nemici una
peggiore opinione riguardo alla chiesa, che il vedere che si esercita in essa la tirannia sopra la fede dei credenti e si
favoriscono le divisioni a motivo di cose che non contraddicono la fede e i
costumi. - Rm 14,16. 95. Le verità sono scadute a tal punto, da
esser diventate un discorso quasi estraneo per la maggior parte dei
cristiani, e il modo della loro predicazione è come un dialetto sconosciuto;
è del tutto lontano dalla semplicità degli apostoli, e al
di sopra della comune comprensione dei fedeli; e non si avverte in
modo adeguato che questo difetto è uno dei segni massimamente sensibili della
vecchiaia della chiesa e dell’ira di Dio sui suoi figli. – I Cor 14,21. 96. Dio permette che tutte le potenze siano
contrarie ai predicatori della verità, affinché la sua vittoria non possa
essere attribuita che alla grazia divina. - At 17,8. 97.
Succede abbastanza spesso che quelle membra che sono unite alla chiesa più
santamente e più strettamente, sono guardate e sono trattate come indegne, o
come separate da essa; ma "il giusto vive di
fede" [Rm 1,17], e non dell’opinione degli uomini. - At 4,11. 98.
Lo stato di persecuzione e di sofferenze che uno sopporta come eretico,
infame ed empio, è generalmente l’ultima prova e la più meritoria, quella che
rende l’uomo maggiormente conforme a Gesù Cristo. - Lc 22,57. 99.
La pervicacia, la presunzione, l’ostinazione nel non volere esaminare
qualcosa o nel riconoscere di essere stato ingannato, trasformano ogni giorno
presso molti in odore di morte ciò che Dio ha posto
nella sua chiesa perché in essa fosse odore di vita, per esempio i libri
buoni, gli insegnamenti, gli esempi santi, ecc. – 2 Cor 2,16. 100.
Tempo di pianto e lamentazione, quello in cui si crede di onorare Dio
perseguitando la verità e i suoi discepoli! Questo tempo è venuto. ...
L’essere ritenuto e trattato dai ministri della religione come
empio e indegno a ogni rapporto con Dio, come un membro putrido,
capace di tutto corrompere nella società dei Santi, è per gli uomini pii, una
morte più terribile della morte del corpo. Vanamente uno si lusinga per la
purezza delle sue intenzioni o per un qualche zelo religioso, quando
perseguita con il fuoco e con il ferro uomini probi, se è accecato dalla
propria passione o trascinato da una esterna, perché
non vuole esaminare nulla. Spesso crediamo di sacrificare l’empio a Dio,
mentre sacrifichiamo al diavolo il figlio di Dio. - Gv 16,2. 101. Nulla si oppone maggiormente allo spirito di Dio e alla dottrina di Gesù Cristo,
quanto il fare giuramenti generalizzati nella chiesa; perché questo è un
moltiplicare le occasioni di spergiuro, è un tendere lacci agli infermi e
agli ignoranti, e un far sì che il nome e la verità di Dio servano talvolta
al disegno degli empi. - Mt 5,37. [Censura:] ... Noi dichiariamo, condanniamo e rigettiamo ... le
proposizioni prima inserite, rispettivamente, come false, fraudolente, male
sonanti, offensive per le orecchie pie, scandalose, dannose, temerarie,
offensive per la chiesa e per la sua prassi, oltraggiose non solo verso la
chiesa ma anche verso i poteri secolari, sediziose, empie, blasfeme, sospette
di eresia e in odore di eresia, e anche atte a favorire gli eretici, le eresie
e anche lo scisma, erronee, vicine all’eresia, ripetutamente condannate, e
finalmente eretiche, e che rinnovano in modo manifesto le diverse eresie,
soprattutto quelle che sono contenute nelle famose proposizioni di Giansenio, accolte proprio in quel senso in cui sono
state condannate. INNOCENZO XIII: 8 maggio
1721 - 7 marzo 1724 |