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PAPA PAOLO
VI MYSTERIUM FILII DEI DICHIARAZIONE RIGUARDANTE LA SALVAGUARDIA DELLA FEDE NEI MISTERI DELL’INCARNAZIONE E DELLA SANTISSIMA TRINITA’ DA ALCUNI ERRORI RECENTI |
1.
È necessario che il Mistero del Figlio di Dio fatto uomo e il mistero della
Santissima Trinità, che fanno parte delle verità principali della
Rivelazione, illuminino con la purezza della loro verità la vita dei
cristiani. Poiché recenti errori sovvertono questi misteri, la Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede ha deciso di ricordare e di
salvaguardare la fede in essi trasmessa. 2. La
fede cattolica nel Figlio di Dio fatto uomo. Gesù Cristo, durante la sua vita terrena,
in diversi modi, con le parole e con le opere, manifestò l’adorabile mistero della
sua persona. Dopo che “ divenne obbediente fino alla morte ”,1 fu
esaltato dalla potenza di Dio nella gloriosa resurrezione, come conveniva al
Figlio “ mediante il quale tutto ”2 è stato creato
dal Padre. Di Lui S. Giovanni affermò solennemente: “ In principio era il
Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio ... E il Verbo si è fatto
carne ”.3 La Chiesa ha sempre santamente conservato
il mistero del Figlio di Dio fatto uomo e lo ha proposto a credere “ nel
decorso degli anni e dei secoli ”4 con un linguaggio sempre più esplicito. Nel Simbolo
Costantinopoliano infatti, che fino ad oggi viene recitato durante la
celebrazione eucaristica, essa professa la fede in “ Gesù Cristo, unigenito
Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, ... Dio vero da Dio
vero, ... della stessa sostanza del Padre, ... che per noi uomini e per la
nostra salvezza ... si è fatto uomo ”.5 Il Concilio di
Calcedonia ha prescritto di professare che il Figlio di Dio è stato generato
dal Padre secondo la sua divinità prima di tutti i secoli, ed è nato nel
tempo da Maria Vergine secondo la sua umanità.6
Inoltre questo stesso Concilio chiamò l’unico e medesimo Cristo, Figlio di
Dio, persona o ipostasi ed usò invece i termine natura per designare la sua
divinità e la sua umanità; con questi nomi ha insegnato che nell’unica
persona del nostro Redentore si uniscono le due nature, divina e umana, senza
confusione e senza unione, senza divisione e senza separazione.7 Allo
stesso modo il Concilio Lateranense IV ha insegnato a credere e a professare
che l’unigenito Figlio di Dio, coeterno al Padre, è diventato vero uomo ed è
una sola persona in due nature.8 Questa è la fede cattolica, che recentemente il
Concilio Vaticano II, conformandosi alla costante tradizione di tutta la
Chiesa, ha chiaramente espresso in molti passi.9 3. Recenti
errori sulla fede nel Figlio di Dio fatto uomo. Sono chiaramente opposte a questa fede le opinioni secondo cui non
sarebbe rivelato e noto che il Figlio di Dio sussiste ab aeterno, nel mistero di Dio, distinto dal Padre e dallo
Spirito Santo; inoltre le opinioni secondo cui sarebbe da abbandonare la
nozione di unica persona di Gesù Cristo, nata prima dei secoli dal Padre
secondo la natura divina e nel tempo da Maria Vergine secondo la natura
umana; e infine l’affermazione secondo cui l’umanità di Gesù Cristo
esisterebbe, non come assunta nella persona eterna del Figlio di Dio, ma
piuttosto in se stessa come persona umana, e di conseguenza che il mistero di
Gesù Cristo consisterebbe nel fatto che Dio che si rivela sarebbe sommamente
presente nella persona umana di Gesù. Coloro che pensano in tal modo, rimangono
lontani dalla vera fede in Gesù Cristo, anche quando asseriscono che la
presenza unica di Dio in Gesù faccia sì che Egli sia la espressione suprema e
definitiva della rivelazione divina, né ritrovano la vera fede nella divinità
di Cristo, quando aggiungono che Gesù può essere chiamato Dio per il fatto
che, in quella che dicono la sua persona umana, Dio è pienamente presente. 4. La
fede cattolica nella Santissima Trinità e nello Spirito Santo. Quando si abbandona il mistero della
persona divina ed eterna del Cristo, Figlio di Dio, anche la verità della
Santissima Trinità viene distrutta e, con essa, la verità dello Spirito
Santo, che procede fin dalla eternità dal Padre e dal Figlio, o in altre
parole dal Padre per il Figlio.10 Per questo, tenuto presente dei recenti errori,
vengono ricordate alcune verità di fede nella Santissima Trinità e
particolarmente nello Spirito Santo. La seconda lettera ai Corinti termina con
questa ammirabile formula: “ La grazia del Signore Nostro Gesù Cristo, la
carità di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi ”.11 Nel
mandato di battezzare, riportato dal Vangelo di S. Matteo sono nominati il
Padre e il Figlio e lo Spirito Santo come “ tre ” che appartengono al mistero
di Dio e nel cui nome i nuovi credenti devono essere rigenerati.12
Infine nel Vangelo di S. Giovanni, Gesù parla della venuta dello Spirito
Santo: “ quando poi verrà il Paraclito che io manderò a voi dal Padre, lo
Spirito di verità, che procede dal Padre, egli renderà testimonianza di me ”.13 Basandosi sui dati della divina
Rivelazione, il Magistero della Chiesa, al quale solamente è affidato “
l’ufficio d’interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa
”,14 nel Simbolo Costantinopoliano ha professato la sua
fede “ nella Spirito Santo, che è Signore e dà la vita ... e con il Padre e il
Figlio è adorato e glorificato ”.15 Ugualmente il Concilio Lateranense IV ha insegnato
a credere e professare “ che uno solo è il vero Dio, ... Padre e Figlio e
Spirito Santo: tre persone, una sola essenza, ... : il Padre che non procede
da nessuno, il Figlio che procede solamente dal Padre e lo Spirito Santo che
procede da tutti e due insieme, sempre senza inizio e senza fine ”.16 5.
Recenti errori sulla Santissima Trinità e particolarmente sullo
Spirito Santo. È contraria alla fede l’opinione secondo
cui la Rivelazione ci lascerebbe in dubbio sulla eternità della Trinità e
particolarmente sull’eterna esistenza dello Spirito Santo come persona
distinta, in Dio, dal Padre e dal Figlio. È vero che il mistero della Santissima
Trinità ci è stato rivelato nell’economia della salvezza, soprattutto in
Cristo, che è stato mandato nel mondo dal Padre e che insieme al Padre manda
al popolo di Dio lo Spirito che vivifica. Ma da questa Rivelazione è stata
data ai credenti anche una certa conoscenza della vita intima di Dio, nella
quale “ il Padre che genera, il Figlio che è generato e lo Spirito Santo che
procede ” sono “ della stessa sostanza, uguali, onnipotenti ed eterni ”.17 6. I
misteri dell’Incarnazione e della Trinità devono essere fedelmente conservati
ed esposti. Ciò che è espresso nei documenti
conciliari sopra riportati sull’unico e medesimo Cristo Figlio di Dio, nato
prima dei secoli secondo la natura divina e nel tempo secondo la natura
umana, e sulla persona eterna della Spirito Santo, appartengono
all’immutabile verità della fede cattolica. Questo certamente non toglie che la Chiesa
consideri suo dovere, tenuto anche conto dei nuovi modi di pensare degli
uomini, di non tralasciare lo sforzo perché i sopraddetti misteri vengano
approfonditi mediante la contemplazione della fede e l’indagine dei teologi e
che siano maggiormente spiegati in maniera adatta. Ma mentre si adempie il
necessario compito di investigare, bisogna stare attenti che quegli arcani misteri
non siano mai presi in un senso diverso da come “ la Chiesa ha inteso e
intende ”.18 La verità incorrotta di questi misteri è
di somma importanza per tutta la Rivelazione di Cristo, perché essi fanno
talmente parte del suo nucleo, che se vengono alterati, viene falsificato
anche il restante tesoro della fede. La verità di questi stessi misteri non è
meno importante per la vita cristiana, sia perché niente manifesta così bene
la carità di Dio, di cui tutta la vita dei cristiani deve essere una risposta,
quanto la Incarnazione del Figlio di Dio, Redentore nostro,19 sia
perché “ gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al
Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura ”.20 7. Per le verità dunque che la presente
Dichiarazione difende, è dovere dei Pastori della Chiesa esigere l’unità
nella professione di fede dal loro popolo e soprattutto da coloro che, in
forza del mandato ricevuto dal Magistero, insegnano le scienze sacre o
predicano la parola di Dio. Questo dovere dei Vescovi fa parte dell’ufficio
ad essi divinamente affidato di “ conservare puro e integro il deposito della
fede ” in comunione col Successore di Pietro e di “ annunziare
incessantemente il Vangelo ”;21 per questo stesso ufficio sono obbligati a non
permettere che i ministri della parola di Dio si discostino dalla sana
dottrina e la trasmettano corrotta o incompleta.22 Il
popolo infatti che è affidato alle cure dei Vescovi e “ di cui ” essi “ sono
responsabili dinanzi a Dio ”,23 gode del “ diritto imprescrittibile e sacro ” di “
ricevere la parola di Dio, tutta la parola di Dio, di cui una sempre più
profonda comprensione... la Chiesa non ha cessato di acquistare ”.24 I cristiani poi – e soprattutto i teologi,
a causa del loro importante ufficio e del loro necessario servizio nella
Chiesa – devono fedelmente professare questi misteri che sono ricordati in
questa Dichiarazione. Inoltre, mediante l’azione e la illuminazione della
Spirito Santo, i figli della Chiesa devono dare la loro adesione a tutta la
dottrina della Chiesa sotto la guida dei loro Pastori e del Pastore della
Chiesa Universale,25 “ in modo che, nel ritenere, praticare e professare
la fede trasmessa, concordino i Presuli e i fedeli ”.26 Il Sommo
Pontefice per divina Provvidenza Papa Paolo VI, nella Udienza concessa al
sottoscritto Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede,
il 21 febbraio 1972, ratificò, confermò e ordinò di promulgare questa
Dichiarazione per salvaguardare da alcuni errori recenti i misteri
dell’Incarnazione e della Santissima Trinità. Dato a Roma, presso la Sede della Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede, il 21 febbraio 1972, nella Festa di
S. Pier Damiani. FRANJO Card. ŠEPER, Prefetto
Commento alla Dichiarazione
“MYSTERIUM FILII DEI” ___________________ 1 Cfr. Fil. 2, 6-8. 2 1 Cor 8,6. 3 Gv 1, 1. 14 (cfr. 1, 18). 4 Cfr Conc Vat. I: Cost. dogm. Dei Filius, c. 4; Conc. Oec. Decr., Herder, 1962, p. 785; DZ.-SCH., 3020. 5 Missale Romanum, ed. typica, Typis Polyglottis Vaticanis, 1970, p. 389; DZ.-SCH., 150. Cfr. anche Conc. Nic. I: [Expositio Fidei]; Conc. Oec. Decr., p. 4 s.; DZ.-SCH., 125 s. 6 Cfr. Conc. Calc.: Definizione; Conc. Oec. Decr., p. 62; DZ.-SCH., 301. 7 Cfr. ibid., DZ.-SCH., 302. 8 Cfr. Conc. Lat. IV: Cost. Firmiter credimus; Conc. Oec. Decr.,
p. 206, DZ.-SCH., 800 s. 9 Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. Lumen Gentium, nn. 3, 7, 52, 53; Cost. dogm. Dei Verbum, nn. 2,3; Cost. past. Gaudium et Spes, n. 22; Unitatis redintegratio, n. 12; Decr. Christus Dominus, n. 1; Decr. Ad Gentes n. 3. Vedi anche PAOLO VI, Solenne Professione di Fede, n. 11: AAS 60 (1968), 437. 10 Cfr. Conc. Fior.: Bolla Laetentur caeli; Conc. Oec. Decr., p. 501 s.; DZ.-SCH., 1300 s. 11 2 Cor
13, 13. 12 Cfr. Mt 28, 19. 13 Gv 15, 26. 14 Conc. Vat. II: Cost. dogm. Dei Verbum; n. 10. 15 Missale Romano, loc. cit.; DZ.-SCH., 150. 16 Cfr. Conc. Lat. IV: Const. Firmiter credimus ; Conc. Oec. Decr., p. 206; DZ.-SCH., 800. 17 Cfr. ibid. 18 Conc. Vat. I : Cost. dogm. Dei Filius, c. 4, can. 3; Conc. Oec. Decr., p. 787; DZ.-SCH. 3043. Cfr. GIOVANNI XXIII, Alloc. Per l’inaugurazione del S. Conc. VAt. II, AAS 54 (1962) p. 792; e Conc. Vat. II: Cost. past. Gaudium et Spes, n. 62; vedi anche PAOLO VI, Solenne Professione di Fede, n. 4, AAS 60 (1968), 434. 19 Cfr. 1 Gv 4, 9 s. 20 Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. Dei Verbum, n. 2; cfr. Ef 2, 18; 2 Piet 1, 4. 21 Cfr. PAOLO VI, Esort. Apost. Quinque iam anni, in AAS 63 (1971), 99. 22 Cfr.2 Tm 4, 1-5. Vedi PAOLO VI, ibid., p. 103 s. Cfr. anche Synodus Episcoporum (1967); Relatio Commissionis Synodalis constitutae ad examen ulterius peragendum circa opiniones periculosas et atheismum, II, 3: De pastorali ratione agendi in exercitio Magisterii, Typis Polyglottis Vaticanis, 1967, p. 10 s. (L’Osservatore Romano, 30-31 oct. 1967, p. 3). 23 Cfr. PAOLO VI, ibid., p. 103. 24 Cfr. PAOLO VI, ibid., p. 100. 25 Cfr. Conc. Vat. II: Cost. dogm. Lumen Gentium, nn. 12, 25; Synodus Episcoporum (1967): Relatio Commissionis Synodalis ...,
II, 4: De theologorum opera et
responsabilitate ..., p. 1 (L’Osservatore
Romano, loc. cit.). 26 Conc. Vat. II: Cost. dogm. Dei Verbum, n. 10. |