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Eresie, errori e ambiguità del sacerdote Tomislav Ivancic

 

Dal libretto "Vieni e seguimi" incontro con Gesù sulla Via Crucis

 

Si precisa che in questi brani, all'infuori di quelli tratti dall'introduzione, dalla conclusione e da "come pregare questa via crucis", l'autore fa parlare Gesù in prima persona.


 

Brano dall'introduzione

Pag. 12 - [...] Lo Spirito Santo è amore del Padre e del Figlio. Con l'intensità e la forza con cui si amano il Padre e il Figlio, così noi possiamo amare Dio e così gli uni e gli altri.

 GIOVANNI PAOLO II - UDIENZA GENERALE - Mercoledì, 29 settembre 1982

4. L’analogia dell’amore degli sposi (o amore sponsale) sembra porre in risalto soprattutto il momento del dono di se stesso da parte di Dio all’uomo, “da secoli” scelto in Cristo (letteralmente: ad “Israele”, alla “Chiesa”); dono totale (o piuttosto “radicale”) e irrevocabile nel suo carattere essenziale, ossia come dono. Questo dono è certamente “radicale” e perciò “totale”. Non si può parlare qui della “totalità” in senso metafisico. L’uomo, infatti, come creatura non è capace di “accogliere” il dono di Dio nella pienezza trascendentale della sua divinità. Un tale “dono totale” (non creato) viene soltanto partecipato da Dio stesso nella “trinitaria comunione delle Persone”. Invece, il dono di se stesso da parte di Dio all’uomo, di cui parla l’analogia dell’amore sponsale, può avere soltanto la forma della partecipazione alla natura divina (cf. 2 Pt 1, 4), come è stato chiarito con grande precisione dalla teologia. Nondimeno, secondo tale misura, il dono fatto all’uomo da parte di Dio in Cristo è un dono “totale” ossia “radicale”, come indica appunto l’analogia dell’amore sponsale: è, in certo senso, “tutto” ciò che Dio “ha potuto” dare di se stesso all’uomo, considerate le facoltà limitate dell’uomo-creatura. In tal modo, l’analogia dell’amore sponsale indica il carattere “radicale” della grazia: di tutto l’ordine della grazia creata.


PAPA GIOVANNI PAOLO II - MULIERIS DIGNITATEM

25. Nel testo della lettera agli Efesini incontriamo una seconda dimensione dell’analogia che, nel suo insieme, deve servire alla rivelazione del "grande mistero". È questa una dimensione simbolica. Se l’amore di Dio verso l’uomo, verso il popolo eletto, Israele, viene presentato dai profeti come l’amore dello sposo per la sposa, una tale analogia esprime la qualità "sponsale" e il carattere divino e non umano dell’amore di Dio: "Tuo sposo è il tuo Creatore..., è chiamato Dio di tutta la terra" (Is 54,5). Lo stesso si dica anche dell’amore sponsale di Cristo redentore: "Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16). Si tratta, dunque, dell’amore di Dio espresso mediante la redenzione, operata da Cristo. Secondo la lettera paolina questo amore è "simile" all’amore sponsale dei coniugi umani, ma naturalmente non è "eguale". L’analogia, infatti, implica insieme una somiglianza, lasciando un margine adeguato di non-somiglianza.

 

 

 

 

Brano dalla Conclusione

Pag. 47

Padre, grazie per questa Via Crucis, [...] Divento parte della Tua natura, del Tuo Figlio e della tua gioia.


Pag. 45 - Davvero non ti rendi conto che non sono andato via dal mondo? Prima ero un ospite sulla terra. Ora sono il Signore della terra. Anche tu sarai così.

PAPA GIOVANNI XXII - IN AGRO DOMINICO

Condanna delle seguenti eresie.

(11) Tutto ciò che Dio Padre ha dato al suo unigenito Figlio nella natura umana, tutto questo ha dato a me. In questo non escludo nulla, né l’unione, né la santità, ma tutto egli ha dato a me come a lui.

(12) Tutto ciò che la sacra Scrittura dice di Cristo, tutto questo si dimostra vero anche di ogni uomo buono e divino.

 

PAPA GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE - Mercoledì, 29 gennaio 1986

1. La verità che Dio ha creato, che cioè ha tratto dal nulla tutto ciò che esiste al di fuori di lui, sia il mondo che l’uomo, trova una sua espressione già nella prima pagina della Sacra Scrittura, anche se la sua piena esplicitazione si ha soltanto nello sviluppo successivo della rivelazione. [...]

Il magistero della Chiesa ha confermato con particolare solennità e vigore la verità che la creazione del mondo è opera di Dio nel Concilio Vaticano I, in risposta alle tendenze del pensiero panteistico e materialistico del tempo. Quei medesimi orientamenti sono presenti anche nel nostro secolo in alcuni sviluppi delle scienze esatte e delle ideologie atee. [...]

È contro la fede sostenere che le creature, anche quelle spirituali, sono una emanazione della sostanza divina, o affermare che l’Essere divino col suo manifestarsi o evolversi diventi ogni cosa.

 

QUARTO CONCILIO LATERANENSE

Quando, allora, la Verità prega il Padre per i suoi fedeli, dicendo: "Voglio, Padre, che essi siano una cosa sola in noi, come noi siamo una cosa sola", il termine una cosa sola quando si tratta dei fedeli si deve prendere nel senso di unione della carità nella grazia; per le persone divine, invece, deve intendersi come unità di identità nella natura, come altrove dice la Verità: Siate Perfetti com'è perfetto il vostro Padre celeste. E’ come se dicesse, più chiaramente: "Siate perfetti della perfezione della grazia, come il vostro Padre celeste è perfetto della perfezione che gli è naturale", cioè ciascuno a suo modo, perché tra il creatore e la creatura per quanto la somiglianza sia grande, maggiore è la differenza. [...]

Scomunichiamo e anatematizziamo ogni eresia che si erge contro la santa, ortodossa e cattolica fede, come l'abbiamo esposta sopra.

 

PAPA PAOLO VI - Professione di Fede

Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia.

 

BEATO PIO IX PAPA - DEI FILIUS

Imperversando poi dovunque questa empietà, accadde miserabilmente che molti, pure figli della Chiesa cattolica, si smarrirono dalla via della vera pietà, ed oscurandosi in loro a poco a poco le verità, si attenuò anche il sentire cattolico. Trasportati da queste instabili e speciose dottrine, confondendo malamente la natura con la grazia, la scienza umana con la fede divina, arrivano a corrompere il senso genuino dei dogmi professati dalla Santa Madre Chiesa e mettono in pericolo l'integrità e la sincerità della fede. [...]

2. Se qualcuno non arrossirà affermando che nulla esiste all'infuori della materia: sia anatema.

3. Se qualcuno dirà che unica e identica è la sostanza, o l'essenza, di Dio e di tutte le cose: sia anatema.

4. Se qualcuno dirà che le cose finite, sia materiali, sia spirituali, o almeno le spirituali, sono emanate dalla sostanza divina;

ovvero che la divina essenza per la sua manifestazione ed evoluzione diventa ogni cosa;

ovvero infine che Dio è ente universale od indefinito, il quale determinando se stesso costituisce l'universo delle cose, distinto in generi, specie ed individui: sia anatema.

 

PAPA GIOVANNI XXII - IN AGRO DOMINICO

Condanna delle seguenti eresie.

(10) Noi siamo totalmente trasformati in Dio e siamo in lui commutati; in modo simile, come nel sacramento il pane è commutato nel corpo di Cristo, così io sono commutato in lui, poiché lui stesso mi fa essere uno con se stesso, non simile. Da parte del Dio vivente, è vero che lì non c’è alcuna distinzione.

(11) Tutto ciò che Dio Padre ha dato al suo unigenito Figlio nella natura umana, tutto questo ha dato a me. In questo non escludo nulla, né l’unione, né la santità, ma tutto egli ha dato a me come a lui.

(12) Tutto ciò che la sacra Scrittura dice di Cristo, tutto questo si dimostra vero anche di ogni uomo buono e divino.

 

PAPA GIOVANNI PAOLO II - MULIERIS DIGNITATEM

8. La presentazione dell’uomo come "immagine e somiglianza di Dio" subito all’inizio della Sacra Scrittura riveste anche un altro significato. Questo fatto costituisce la chiave per comprendere la rivelazione biblica come un discorso di Dio su se stesso. Parlando di sé sia "per mezzo dei profeti, sia per mezzo del Figlio" (cf. Eb 1,1.2) fattosi uomo, Dio parla con linguaggio umano, usa concetti e immagini umane. Se questo modo di esprimersi è caratterizzato da un certo antropomorfismo, la ragione sta nel fatto che l’uomo è "simile" a Dio: creato a sua immagine e somiglianza. E allora anche Dio è in qualche misura "simile" all’uomo, e, proprio in base a questa somiglianza, egli può essere conosciuto dagli uomini. Allo stesso tempo il linguaggio della Bibbia è sufficientemente preciso per segnare i limiti della "somiglianza" i limiti dell’"analogia". Infatti, la rivelazione biblica afferma che, se è vera la "somiglianza" dell’uomo con Dio, è ancor più essenzialmente vera la "non-somiglianza" (cf. Nm 23,19; Os 11,9; Is 40,18; 46,5; cf. "insuper Conc. Oec. Later. IV": Denz-Schönm, 806), che separa dal Creatore tutta la creazione. In definitiva, per l’uomo creato a somiglianza di Dio, Dio non cessa di essere colui "che abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16): è il "diverso" per essenza, il "totalmente altro".

 

XI SINODO DI TOLEDO - PROFESSIONE DI FEDE

Onde l'unico Cristo è nell'unità della persona perfetto Dio e perfetto uomo; tuttavia non per questo, per aver detto che nel Figlio sono due nature, affermeremo che in lui ci sono due persone, affinché non sembri accedere alla Trinità - sia ben lontano! - una quarta persona.

 

 




Pag. 31 - Ho accettato questa croce. Mio
Padre voleva dimostrare che Egli dentro di me è più forte di qualunque comportamento scandaloso.

Il Padre genera, il Figlio nasce, lo Spirito Santo procede. Sono consostanziali e coeguali, coonnipotenti e coeterni, principio unico di tutto, creatore di tutte le cose visibili e invisibili, spirituali e materiali.
CONCILIO DI BASILEA - FERRARA - FIRENZE - ROMA
Queste tre persone sono un solo Dio, non tre Dei poiché una sola è la sostanza una l'essenza, una la natura, una la divinità, una l'immensità, una l'eternità di tutti e tre, tutti sono uno, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio e tutto nello Spirito santo; il Figlio è tutto nel Padre e tutto nello Spirito santo; lo Spirito santo è tutto nel Padre e tutto nel Figlio. Nessuno precede l'altro per eternità, o lo sorpassa in grandezza, o lo supera per potenza: è eterno, infatti, e senza principio che il Figlio ha origine dal Padre; ed eterno e senza principio, che lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio.
E tuttavia, senza che la sua divinità sia stata toccata, sostenne la stessa passione per i nostri delitti, fu condannato a morte e accolse in croce la vera morte della carne; e il terzo giorno, risvegliatesi di sua propria virtù, risuscitò dal sepolcro.
PAPA PAOLO VI – Professione di Fede
Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia.
PAPA GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE - Mercoledì, 28 dicembre 1983
... Gesù, ossia “Dio salva”. “Egli infatti, commenta l’angelo, salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). Il nome rivela il destino e la missione del bambino, unitamente alla sua personalità: egli è il Dio che salva, colui che libera l’umanità dalla schiavitù del peccato e che perciò ristabilisce le relazioni amichevoli dell’uomo con Dio.
2. L’avvenimento che dà all’umanità un Dio Salvatore, supera di gran lunga le attese del popolo giudaico. Questo popolo aspettava la salvezza, attendeva il Messia, un re ideale del futuro che doveva stabilire sulla terra il regno di Dio. Per quanto la speranza giudaica avesse posto molto in alto questo Messia, egli non era che un uomo.
La grande novità della venuta del Salvatore consiste nel fatto che egli è Dio e uomo insieme. Quello che il giudaismo non aveva potuto concepire né sperare, cioè un Figlio di Dio fatto uomo, si realizza nel mistero dell’Incarnazione. Il compimento è molto più meraviglioso della promessa. Sta qui la ragione per cui non possiamo misurare la grandezza di Gesù soltanto con gli oracoli profetici dell’Antico Testamento. Quando egli realizza questi oracoli, è a un livello trascendente. Tutti i tentativi di chiudere Gesù nei limiti di una personalità umana, misconoscono ciò che vi è di essenziale nella rivelazione della nuova alleanza: la persona divina del Figlio che si è fatto uomo o, secondo la parola di san Giovanni, del Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi (Gv 1, 14).
Qui appare la grandiosità generosa del piano divino di salvezza. Il Padre ha inviato il proprio Figlio, che è Dio come lui. Non si è limitato ad inviare dei servi, degli uomini che parlassero in suo nome, come i profeti. Ha voluto testimoniare all’umanità il massimo d’amore e le ha fatto la sorpresa di darle un Salvatore che possedeva l’onnipotenza divina.
[...] non affermiamo neppure che il Verbo di Dio ha abitato, come in un uomo qualsiasi, in colui che è nato dalla Vergine santa, perché non si creda che Cristo sia un semplice uomo portatore di Dio. Se, infatti il Verbo di Dio abitò fra noi ed è detto che in Cristo abitò corporalmente la pienezza della divinità, crediamo però che egli si fece carne non allo stesso modo che si dice che abita nei santi, e distinguiamo nello stesso modo l'abitazione che si è fatta in lui: unito secondo natura, e non mutato affatto in carne, ebbe in essa una tale abitazione, quale si potrebbe poi dire che abbia l'anima dell'uomo nei riguardi del suo corpo. [...]
Evitiamo assolutamente di dire: "Venero ciò che è stato assunto, per la dignità di colui che l'assume; adoro il visibile a causa dell'invisibile". E’ addirittura orrendo, inoltre, dire: "Colui che è stato assunto è chiamato Dio, insieme con colui che l'ha assunto". Chi usa questo linguaggio, divide di nuovo il Cristo in due Cristi e colloca da una parte l'uomo, e dall'altra Dio; nega, infatti, evidentemente l'unità: quell'unità per cui uno non può essere coadorato o connominato Dio con un altro: uno, invece, è creduto Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, da onorarsi con un unica adorazione con la sua carne. [...]
Quando poi afferma (Gesù) dello Spirito: Egli mi glorificherà, rettamente noi non diciamo che l'unico Cristo e Figlio, quasi avesse bisogno di essere glorificato da un altro, ha avuto la sua gloria dallo Spirito Santo: perché lo Spirito non è migliore di lui o superiore a lui. Ma poiché a dimostrazione della sua divinità, si serviva del proprio spirito per compiere le sue meraviglie [...].
8. Se qualcuno osa dire che l'uomo assunto dev'essere con-adorato col Verbo di Dio, con-glorificato e con-chiamato Dio come si fa di uno con un altro (infatti la particella con che accompagna sempre queste espressioni, fa pensare ciò), e non onora, piuttosto, con un'unica adorazione l'Emmanuele, e non gli attribuisce una unica lode, in quanto il Verbo si è fatto carne, sia anatema.
9. Se qualcuno dice che l'unico Signore Gesù Cristo è stato glorificato dallo Spirito, nel senso che egli si sarebbe servito della sua potenza come di una forza estranea, e che avrebbe ricevuto da lui di potere agire contro gli spiriti immondi, e di potere compiere le sue divine meraviglie in mezzo agli uomini, sia anatema.
10. La divina Scrittura dice che il Cristo è divenuto pontefice e apostolo della nostra confessione, e che si è offerto per noi in odore di soavità a Dio Padre. Perciò se qualcuno dice che è divenuto pontefice e apostolo nostro non lo stesso Verbo di Dio, quando si fece carne e uomo come noi, ma, quasi altro da lui, l'uomo nato dalla donna preso a sé; o anche se qualcuno dice che ha offerto il sacrificio anche per sé, e non, invece, solamente per noi (e, infatti, non poteva aver bisogno di sacrificio chi non conobbe peccato), sia anatema.
11. Se qualcuno non confessa che la carne del Signore è vivificante e (che essa è la carne) propria dello stesso Verbo del Padre, (e sostiene, invece, che sia) di un altro, diverso da lui, e unito a lui solo per la sua dignità; o anche di uno che abbia ricevuto solo la divina abitazione; se, dunque, non confessa che sia vivificante, come abbiamo detto inquantoché divenne propria del Verbo, che può vivificare ogni cosa, sia anatema.
SECONDO CONCILIO DI COSTANTINOPOLI
IV. Se qualcuno dice che l'unione del Verbo di Dio con l'uomo è avvenuta solo nell'ordine della grazia, o in quello dell'operazione, o in quello dell'uguaglianza di onore, o nell'ordine dell'autorità, o della relazione, o dell'affetto, o della virtù; o anche secondo il beneplacito, quasi che il Verbo di Dio si sia compiaciuto dell'uomo, perché lo aveva ben giudicato, come asserisce il pazzo Teodoro; ovvero secondo l'omonimia per cui i Nestoriani, chiamando il Dio Verbo col nome di Gesù e di Cristo, e poi, separatamente, l'uomo, "Cristo e Figlio", parlano evidentemente di due persone, anche se fingono di ammettere una sola persona e un solo Cristo, solo di nome, e secondo l'onore, e la dignità e l'adorazione; egli non ammette, invece, che l'unione del Verbo di Dio con la carne animata da anima razionale e intelligente, sia avvenuta per composizione, cioè secondo l'ipostasi, come hanno insegnato i santi padri; e quindi nega una sola persona in lui, e cioè il Signore Gesù Cristo, uno della santa Trinità, costui sia scomunicato. Poiché, infatti, l'unità si può concepire in diversi modi, gli uni, seguendo l'empietà di Apollinare e di Eutiche, e ammettendo l'annullamento degli elementi che formano l'unità, parlano di un'unione per confusione; gli altri, seguendo le idee di Teodoro e di Nestorio, si compiacciono della separazione, e parlano di una unione di relazione. La santa chiesa di Dio, rigettando l'empietà dell'una e dell'altra eresia, confessa l'unione di Dio Verbo con la carne secondo la composizione, ossia secondo l'ipostasi. Questa unione secondo la composizione nel mistero di Cristo, salvaguarda dalla confusione degli elementi che concorrono all'unità, ma non ammette la loro divisione.
PAPA PAOLO VI - MYSTERIUM FILII DEI
Recenti errori sulla fede nel Figlio di Dio fatto uomo.
   Sono chiaramente opposte a questa fede le opinioni secondo cui non sarebbe rivelato e noto che il Figlio di Dio sussiste ab aeterno, nel mistero di Dio, distinto dal Padre e dallo Spirito Santo; inoltre le opinioni secondo cui sarebbe da abbandonare la nozione di unica persona di Gesù Cristo, nata prima dei secoli dal Padre secondo la natura divina e nel tempo da Maria Vergine secondo la natura umana; e infine l’affermazione secondo cui l’umanità di Gesù Cristo esisterebbe, non come assunta nella persona eterna del Figlio di Dio, ma piuttosto in se stessa come persona umana, e di conseguenza che il mistero di Gesù Cristo consisterebbe nel fatto che Dio che si rivela sarebbe sommamente presente nella persona umana di Gesù.
   Coloro che pensano in tal modo, rimangono lontani dalla vera fede in Gesù Cristo, anche quando asseriscono che la presenza unica di Dio in Gesù faccia sì che Egli sia la espressione suprema e definitiva della rivelazione divina,né ritrovano la vera fede nella divinità di Cristo, quando aggiungono che Gesù può essere chiamato Dio per il fatto che, in quella che dicono la sua persona umana, Dio è pienamente presente.      
Cardinale Umberto Betti - IMMUTABILE PROFESSIONE DI FEDE
Commento sulla Dichiarazione MYSTERIUM FILII DEI
   Cristo è ridotto a soggetto creato che, per quanto potenziato fino ad una certa identificazione di Dio con lui, è destituito della unicità insita nella sua eterna generazione del Padre. Se di preesistenza si può parlare, essa va intesa solo come indipendente dal tempo purché voluta da Dio fin dall’eternità, ma non al di fuori del tempo nel quale soltanto si è attuata. Una preesistenza, dunque, non diversa da quella di ciascuno di noi e di tutta la creazione.
   Il rapporto, poi, di Cristo col Padre, per quanto unica sia l’intensità personale che lo contraddistingue, rimane un rapporto che ha avuto inizio con l’esistenza di Gesù. Perciò quello che l’attività di Cristo comporta di divino non è da ascriversi al suo essere Dio, a causa della persona eterna del Verbo nella quale la sua umanità esiste; ma deriva dall’essere e dall’agire di Dio in lui e per mezzo di lui. E allora non si può più dire che le azioni sante di Gesù e la passione da lui liberamente accettata siano proprie di Dio; perché sono tali solo se sono azioni e passione del Figlio eternamente generato dal Padre e, per questo motivo, hanno davanti a lui un valore salvifico infinito.
   Il mistero cristologico così capovolto viene ad essere irrimediabilmente distrutto. Ogni tentativo di ricostruirlo si risolve, in fondo, in una denaturazione nuova.[...]
Cristo, dunque, può e deve dirsi Dio soltanto se lo si considera come vero Figlio di Dio, con tutto il peso dommatico che, non di rado, a questa espressione è attribuito dal Nuovo Testamento e che la fede della Chiesa, con tremore eppur con sicurezza, propone in questi termini: la umanità di Gesù non deriva la sua esistenza da una corrispondente persona umana che non ha, ma esiste solo in quanto e perché assunta nella persona divina dell’eterno Figlio di Dio.
Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede
sul libro "Jesus Symbol of God" scritto da padre Roger Haight, S. J.
III. La divinità di Gesù
La posizione erronea dell’Autore sulla preesistenza del Figlio/Logos di Dio ha come conseguenza una comprensione altrettanto erronea della dottrina circa la divinità di Gesù. Egli in verità usa espressioni quali: Gesù "deve essere considerato divino" (p. 283) e "Gesù Cristo [...] deve essere vero Dio" (p. 284). Si tratta, tuttavia di affermazioni che vanno intese alla luce della sua posizione su Gesù quale "mediazione" simbolica ("medium"): Gesù sarebbe "una persona finita" (p. 205), "una persona umana" (p. 296) e "un essere umano come noi" (p. 205; 428).
Il "vero Dio e vero uomo" andrebbe perciò reinterpretato, secondo l'Autore, nel senso che "vero uomo" significherebbe che Gesù sarebbe "un essere umano come tutti gli altri" (p. 259), "un essere umano e una creatura finita" (p. 262); mentre "vero Dio" significherebbe che l'uomo Gesù, in qualità di simbolo concreto, sarebbe o medierebbe la presenza salvifica di Dio nella storia (cfr pp. 262; 295): solo in questo senso egli potrebbe essere considerato come "veramente divino o consustanziale con Dio" (p. 295). La "situazione postmoderna in cristologia", aggiunge l'Autore, "comporta un cambiamento di interpretazione che va al di là della problematica di Calcedonia" (p. 290), precisamente nel senso che l'unione ipostatica, o "enipostatica", sarebbe da intendere come "l'unione di niente di meno che Dio come Verbo con la persona umana Gesù" (p. 442).
Questa interpretazione della divinità di Gesù è contraria alla fede della Chiesa, che crede in Gesù Cristo, Figlio eterno di Dio, fattosi uomo, così come è ripetutamente confessato in vari concili ecumenici e nella costante predicazione della Chiesa.
BEATO PIO IX PAPA - INEFFABILIS DEUS
Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale Egli stesso (Spirito Santo) procede.

 

 

Brano dall'introduzione

Pag. 13 - Secondo il nostro modo di pensare solo con la fuga dalla dalla sofferenza ci possiamo liberare dalle sofferenze, solo con la fuga dalla morte ci possiamo liberare della morte, solo con la fuga dal peccato possiamo liberarci dal peccato, solo con la fuga dalla gente possiamo diventare liberi. Tale pensiero conduce alla schiavitù e alla morte. Ci liberiamo dal peccato quando lo ammettiamo.


Brano da "come pregare questa Via crucis"

Pag. 16 - L'accettazione di sofferenza, dolore, morte, malattia e peccato è la via per la liberazione da sofferenza, malattia, e male.


Pag. 25

Troverai un amico quando quello che in te c'è di positivo muore. Allora vedranno realmente come sei. Accetta gli scandali inevitabli. Accetta il fatto che deludere è possibile. Qui troverai me e mia Madre.


Pag. 37 - Avrai [...] paura del peccato. Vorrai in qualunque modo custodire la tua intimità. Lotterai per questo. Viene però il momento in cui non la puoi più custodire: devi attraversare anche questa croce. [...] Inutilmente ti sforzi di custodire la tua innocenza. Ammetti, oggi, che questa è una tua debolezza. Questa è la decima croce: la croce del pudore, della vergogna, del desiderio di rimanere innocente, la croce del timore che qualcuno venga a conoscenza della tua caduta. [...] Accetta di essere debole e di non essere diverso da quello che sei: un uomo con l'intimità violata.


Pag. 23 - Avere il coraggio di cadere

[...] Abbi il coraggio di cadere e di non nascondere la tua caduta, ma di ammetterla. [...] Perché ti fa paura sentirti oppresso dai peccati? Ti dai da fare per sembrare buono. Guarda, quando cadi tu vieni a me. Non temere! La caduta non è la fine. Perché ti sembra così tragico cadere? Perché vergognarsene? Lo scopo di ogni caduta è avvicinarti a me, affinché io ti possa rialzare. Quando ti rendi conto che anch'io ero caduto, allora nel tuo cadere vedrai il mio volto e saremo insieme vincitori sulle cadute e sui peccati. Quello che conta è di non essere solo quando cadi, ma di venire a me.

CONCILIO DI TRENTO

Capitolo XI - Dell’osservanza dei comandamenti e della sua necessità e possibilità.

Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica, esser cioè impossibile per l’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio, infatti, non comanda l’impossibile; ma quando comanda ti ammonisce di fare quello che puoi e di chiedere quello che non puoi, ed aiuta perché tu possa: i suoi comandamenti non sono gravosi, il suo giogo è soave e il peso leggero. [...]

18. Se qualcuno dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i comandamenti di Dio sono impossibili ad osservarsi, sia anatema.

22. Se qualcuno afferma che l’uomo giustificato può perseverare nella giustizia ricevuta senza uno speciale aiuto di Dio, o non lo può nemmeno con esso: sia anatema.

25. Se qualcuno afferma che in ogni opera buona il giusto pecca almeno venialmente, o (cosa ancor più intollerabile) mortalmente, e quindi merita le pene eterne, e che non viene condannato solo perché Dio non gli imputa a dannazione quelle opere: sia anatema.

27. Se qualcuno afferma che non vi è peccato mortale, se non quello della mancanza di fede, o che la grazia, una volta ricevuta, non può esser perduta con nessun altro peccato, per quanto grave ed enorme, salvo quello della mancanza di fede: sia anatema.

33. Se qualcuno afferma che con questa dottrina cattolica della giustificazione, espressa dal santo sinodo col presente decreto, si riduce in qualche modo la gloria di Dio o i meriti di Gesù Cristo nostro signore, e non piuttosto si manifesta la verità della nostra fede e infine la gloria di Dio e di Gesù Cristo: sia anatema.

 

Atti degli Apostoli 24

[24]Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. [25]Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: «Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo».

 

2 Pietro 2

[4]Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio; [5]non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; [6]condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. [7]Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. [8]Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie. [9]Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, [10]soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.


Siracide 15

[11]Non dire: «Mi son ribellato per colpa del Signore»,
perché ciò che egli detesta, non devi farlo.
[12]Non dire: «Egli mi ha sviato»,
perché egli non ha bisog
no di un peccatore.
[13]Il Signore odia ogni abominio,

esso non è voluto da chi teme Dio.
[14]Egli da principio creò l’uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.
[15]Se vuoi, osserverai i comandamenti;
l’essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
[16]Egli ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua;
là dove vuoi stenderai la tua mano.
[17]Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
[18]Grande infatti è la sapienza del Signore,
egli è onnipotente e vede tutto.
[19]I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
[20]Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.

 

1 Giovanni 3

[3]Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. [4]Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. [5]Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v’è peccato. [6]Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l’ha conosciuto.

[7]Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli è giusto. [8]Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. [9]Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio.

[10]Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.

 

Matteo 5

[17]Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. [18]In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. [19]Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

 

Siracide 17

[20]Ritorna al Signore e cessa di peccare,
prega davanti a lui e cessa di offendere.

[21]Fa’ ritorno all’Altissimo e volta le spalle all’ingiustizia;
detesta interamente l’iniquità.
[22]Negli inferi infatti chi loderà l’Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
[23]Da un morto, che non è più, la riconoscenza si perde,
chi è vivo e sano loda il Signore.
[24]Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono
per quanti si convertono a lui!
[25]L’uomo non può avere tutto,
poiché un figlio dell’uomo non è immortale.
[26]Che c’è di più luminoso del sole? Anch’esso scompare.
Così carne e sangue pensano al male.
[27]Esso sorveglia le schiere dell’alto cielo,
ma gli uomini sono tutti terra e cenere.

 

Giacomo 1

[12]Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.

[13]Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. [14]Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; [15]poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte.

 

 


Pag. 23 - Avere il coraggio di cadere

[...] Abbi il coraggio di cadere e di non nascondere la tua caduta, ma di ammetterla. [...] Perché ti fa paura sentirti oppresso dai peccati? Ti dai da fare per sembrare buono. Guarda, quando cadi tu vieni a me. Non temere! La caduta non è la fine. Perché ti sembra così tragico cadere? Perché vergognarsene? Lo scopo di ogni caduta è avvicinarti a me, affinché io ti possa rialzare. Quando ti rendi conto che anch'io ero caduto, allora nel tuo cadere vedrai il mio volto e saremo insieme vincitori sulle cadute e sui peccati. Quello che conta è di non essere solo quando cadi, ma di venire a me.

 

Pag. 45 - Quando desidererai giacere nel sepolcro della superbia e morire a te stesso, allora risusciterai nella mia vita. Solo l'uomo morto può risuscitare. Non temere si tratta del ponte tra me e te. La morte dei peccati è gioia ed abbraccio tra me e te. E' la più maestosa esplosione d'amore. Io ho percorso questa strada e ti aspetto.

 

L'autore fa anche un pessimo accostamento tra le cadute di Gesù mentre porta la croce e le cadute nel peccato.

 

PAPA GIOVANNI PAOLO II - Dichiarazione DOMINUS IESUS

... confutare determinate posizioni erronee o ambigue.

 

SAN PIO X PAPA - PASCENDI DOMINICI GREGIS

E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l'una dall'altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni. [...]

Negli scrittie nei discorsi sembrano essi non rare volte sostenere ora una dottrina ora un'altra, talché si è facilmente indotti a giudicarli vaghi ed incerti. Matutto ciò è fatto avvisatamenteper l'opinione cioè che sostengono della mutua separazione della fede e della scienza.

 

CONCILIO DI EFESO

10. La divina Scrittura dice che il Cristo è divenuto pontefice e apostolo della nostra confessione, e che si è offerto per noi in odore di soavità a Dio Padre. Perciò se qualcuno dice che è divenuto pontefice e apostolo nostro non lo stesso Verbo di Dio, quando si fece carne e uomo come noi, ma, quasi altro da lui, l'uomo nato dalla donna preso a sé; o anche se qualcuno dice che ha offerto il sacrificio anche per sé, e non, invece, solamente per noi (e, infatti, non poteva aver bisogno di sacrificio chi non conobbe peccato), sia anatema.

 

  SECONDO CONCILIO DI COSTANTINOPOLI

XII. Se qualcuno difende l'empio Teodoro di Mopsuestia, il quale dice altro essere il Verbo di Dio ed altro il Cristo, sottoposto alle passioni della anima e ai desideri della carne, che si è liberato a poco a poco dai sentimenti inferiori, è migliorato col progresso delle opere, ed è divenuto perfetto nella vita; che è stato battezzato come semplice uomo, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, e attraverso il battesimo, ha ricevuto la grazia dello Spirito santo ed è stato stimato degno dell'adozione di figlio, e che, a somiglianza di una immagine dell'imperatore, viene adorato nella persona del Dio Verbo, e dopo la risurrezione è divenuto immutabile nei suoi pensieri e del tutto impeccabile. [...] sia anatema.

 

 



Qui di seguito un ritaglio di un video dove il sacerdote in questione dice un'eresia durante un'omelia a Medjugorje.

 

Questa premessa, fatta con alcuni messaggi della Madonna (Medjugorje), è per sottolineare che ci sono cose importanti che non vanno come Lei desidera.

Medjugorje, grazie alla Madonna, rimane comunque un posto di grande grazia se si va con cuore umile e fiducioso.

 

Messaggio del 31 dicembre 1981
Dite a quei sacerdoti che non credono alle mie apparizioni che io da sempre trasmetto al mondo messaggi da parte di Dio. Mi dispiace che non credono, ma non si può obbligare nessuno a credere.
 
Messaggio del 14 aprile 1982
Dovete sapere che Satana esiste. Egli un giorno si è presentato davanti al trono di Dio e ha chiesto il permesso di tentare la Chiesa per un certo periodo con l’intenzione di distruggerla. Dio ha permesso a Satana di mettere la Chiesa alla prova per un secolo ma ha aggiunto: Non la distruggerai! Questo secolo in cui vivete è sotto il potere di Satana ma, quando saranno realizzati i segreti che vi sono stati affidati, il suo potere verrà distrutto. Già ora egli comincia a perdere il suo potere e perciò è diventato ancora più aggressivo: distrugge i matrimoni, solleva discordie anche tra le anime consacrate, causa ossessioni, provoca omicidi. Proteggetevi dunque con il digiuno e la preghiera, soprattutto con la preghiera comunitaria. Portate addosso oggetti benedetti e poneteli anche nelle vostre case e riprendete l’uso dell’acqua benedetta.
 

Messaggio della Madonna - Medjugorje 1 agosto 1985

Cari figli, desidero dirvi che ho scelto questa parrocchia e che la tengo nelle mie mani come un piccolo fiore che non vuole morire. Io vi invito ad abbandonarvi a me, perché io possa donarvi a Dio freschi e senza peccato. Satana ha preso una parte del mio piano e vuole farlo proprio. Pregate perché ciò non avvenga, poiché io vi voglio per me, per potervi donare a Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

 

Messaggio del 25 settembre 1990

Cari figli, vi invito alla preghiera con il cuore affinché la vostra preghiera sia un dialogo con Dio. Io desidero che ognuno di voi consacri più tempo a Dio. Satana è forte e desidera distruggervi ed ingannarvi in molti modi, perciò, miei cari figli, pregate ogni giorno affinché la vostra vita sia un bene per voi e per tutti quelli che incontrate. Io sono con voi e vi proteggo nonostante che satana desideri distruggere i miei progetti e fermare i desideri che il Padre celeste vuole realizzare qui. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

 

Messaggio del 18 marzo 2009 (Messaggio dato a Mirjana)
Cari figli, oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov’è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio Figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge. (La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato) Di nuovo vi dico: Se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie.

 

Messaggio del 25 maggio 2010 (Messaggio dato a Marija Pavlovic)
Cari figli, Dio vi ha dato la grazia di vivere e proteggere tutto il bene che è in voi ed attorno a voi e di esortare gli altri ad essere migliori e più santi, ma satana non dorme e attraverso il modernismo vi devia e vi guida sulla sua via. Perciò figlioli, nell’amore verso il mio cuore Immacolato amate Dio sopra ogni cosa e vivete i suoi comandamenti. Così la vostra vita avrà senso e la pace regnerà sulla terra. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

Qui a fianco la breve parte di un video dell'omelia di Tomislav Ivancic, durante la Santa Messa del 25 giugno 2010 a Medjugorje, 29° anniversario delle apparizioni.

Le parole dell'omelia sono in gran parte coperte dalla traduzione, in diretta via radio, per gli italiani che partecipavano alla Messa ed erano in possesso di una radiolina con auricolare.

La voce è di uno degli addetti alle traduzioni per la parrocchia e l'eresia che dice va imputata al sacerdote in questione.

Video

Bestemmia di Tomislav Ivancic

 

Gesù a suor Lucia di Fatima: "... sono cinque le specie di offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria:

1. Le bestemmie contro l'Immacolata Concezione. ..."

 

BEATO PIO IX PAPA - INEFFABILIS DEUS (Dogma dell'Immacolata Concezione)

Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità [...] fin dall'inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell'abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno, all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente.

Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale Egli stesso procede.

[...]

Ma poiché tutto ciò che si riferisce al culto è strettamente connesso con il suo oggetto e non può rimanere stabile e duraturo se questo oggetto è incerto e non ben definito, i Romani Pontefici Nostri Predecessori, mentre impiegavano tutta la loro sollecitudine per accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di chiarirne e di inculcarne con ogni mezzo l'oggetto e la dottrina. Insegnarono infatti, in modo chiaro ed inequivocabile, che si celebrasse la festa della Concezione della Vergine e respinsero quindi, come falsa e assolutamente contraria al pensiero della Chiesa, l'opinione di coloro che ritenevano ed affermavano che da parte della Chiesa non si onorava la Concezione ma la santificazione di Maria. Né ritennero che si potesse procedere con minore decisione contro coloro che, al fine di sminuire la dottrina sull'Immacolata Concezione della Vergine, avendo escogitato una distinzione fra il primo istante e il secondo momento della Concezione, affermavano che si celebrava sì la Concezione, ma non quella del primo iniziale momento.

[...]

i Padri e gli scrittori ecclesiastici, ammaestrati dalle parole divine – nei libri elaborati con cura per spiegare la Scrittura, per difendere i dogmi e per istruire i fedeli – non trovarono niente di più meritevole di attenzione del celebrare ed esaltare, nei modi più diversi ed ammirevoli, l'eccelsa santità, la dignità e l'immunità della Vergine da ogni macchia di peccato e la sua vittoria sul terribile nemico del genere umano. [...] come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, annientò il decreto di condanna esistente contro di noi, inchiodandolo da trionfatore sulla Croce, così la santissima Vergine, unita con Lui da un legame strettissimo ed indissolubile, poté esprimere, con Lui e per mezzo di Lui, un'eterna inimicizia contro il velenoso serpente e, riportando nei suoi confronti una nettissima vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede immacolato.

Di questo nobile e singolare trionfo della Vergine, della sua straordinaria innocenza, purezza e santità, della sua immunità da ogni macchia di peccato, della sua ineffabile abbondanza di tutte le grazie divine, di tutte le virtù e di tutti i privilegi a Lei donati, gli stessi Padri videro una figura sia nell'Arca di Noè che, voluta per ordine di Dio, scampò del tutto indenne al diluvio universale; sia in quella scala che Giacobbe vide ergersi da terra fino al cielo, e lungo la quale salivano e scendevano gli angeli di Dio e alla cui sommità stava il Signore stesso; sia in quel roveto che Mosè vide nel luogo santo avvolto completamente dalle fiamme e, pur immerso in un fuoco crepitante, non si consumava né pativa alcun danno ma continuava ad essere verde e fiorito; sia in quella torre inespugnabile, eretta di fronte al nemico, dalla quale pendono mille scudi e tutte le armature dei forti; sia in quell'orto chiuso che non può essere violato né devastato da alcun assalto insidioso; sia in quella splendente città di Dio che ha le sue fondamenta sui monti santi; sia in quell'eccelso tempio di Dio che, rifulgendo degli splendori divini, è ricolmo della gloria del Signore; sia in tutti gli altri innumerevoli segni dello stesso genere che, secondo il pensiero dei Padri, preannunciavano cose straordinarie sulla dignità della Madre di Dio, sulla sua illibata innocenza e sulla sua santità, mai soggetta ad alcuna macchia. [...] assolutamente perfetta e bella, carissima a Dio e mai contaminata da alcuna macchia di peccato.

[...]

Eva infatti, avendo dato ascolto disgraziatamente al serpente, decadde dall'innocenza originale e divenne sua schiava, mentre la beatissima Vergine accrebbe continuamente il primitivo dono e, senza mai ascoltare il serpente, con la forza ricevuta da Dio ne annientò la violenza e il potere.

Perciò non si stancarono mai di proclamarla giglio tra le spine; terra assolutamente inviolata, verginale, illibata, immacolata, sempre benedetta e libera da ogni contagio di peccato, dalla quale è stato formato il nuovo Adamo; giardino delle delizie piantato da Dio stesso, senza difetti, splendido, abbondantemente ornato di innocenza e di immortalità e protetto da tutte le insidie del velenoso serpente; legno immarcescibile che il tarlo del peccato mai poté intaccare; fonte sempre limpida e segnata dalla potenza dello Spirito Santo; tempio esclusivo di Dio; tesoro di immortalità; unica e sola figlia, non della morte, ma della vita; germoglio di grazia e non d'ira che, per uno speciale intervento della provvidenza divina, è spuntato, sempre verde e ammantato di fiori, da una radice corrotta e contaminata.

Ma come se tutte queste espressioni non bastassero, pur essendo straordinarie, i Padri formularono specifiche e stringenti argomentazioni per affermare che, parlando del peccato, non poteva in alcun modo essere chiamata in causa la santa Vergine Maria, perché a Lei era stata elargita la grazia in misura superiore per vincere ogni specie di peccato. Asserirono quindi che la gloriosissima Vergine fu la riparatrice dei progenitori, la fonte della vita per i posteri. Scelta e preparata dall'Altissimo da tutta l'eternità e da Lui preannunciata quando disse al serpente: "Porrò inimicizia fra te e la donna", schiacciò veramente la testa di quel velenoso serpente.

Sostennero dunque che la beatissima Vergine fu, per grazia, immune da ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia contaminazione del corpo, dell'anima e della mente. Unita in un intimo rapporto e congiunta da un eterno patto di alleanza con Dio, non fu mai preda delle tenebre, ma fruì di una luce perenne e risultò degnissima dimora di Cristo, non per le qualità del corpo, ma per lo stato originale di grazia.

[...]

Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse colpito dal comune disonore, perché assai diverso da tutti gli altri, di cui condivide la natura ma non la colpa. Al contrario era assolutamente conveniente che come l'Unigenito aveva in cielo un Padre, che i Cherubini esaltano tre volte santo, avesse sulla terra una Madre mai priva dello splendore della santità.

Proprio questa dottrina era a tal punto radicata nella mente e nell'animo degli antenati, che divenne abituale l'uso di uno speciale e straordinario linguaggio. Lo impiegarono spessissimo per chiamare la Madre di Dio Immacolata, del tutto Immacolata; innocente, anzi innocentissima; illibata nel modo più eccelso; santa e assolutamente estranea al peccato; tutta pura, tutta intemerata, anzi l'esemplare della purezza e dell'innocenza; più bella della bellezza; più leggiadra della grazia; più santa della santità; la sola santa, purissima nell'anima e nel corpo, che si spinse oltre la purezza e la verginità; la sola che diventò, senza riserve, la dimora di tutte le grazie dello Spirito Santo, e che si innalzò al di sopra di tutti, con l'eccezione di Dio: per natura, più bella, più graziosa e più santa degli stessi Cherubini e Serafini e di tutte le schiere degli Angeli. Nessun linguaggio, né del cielo né della terra, può bastare per tesserne le lodi.

Nessuno ignora che la celebrazione di Lei fu, con tutta naturalezza, introdotta nelle memorie della santa Liturgia e negli Uffici ecclesiastici. Tutti li pervade e li domina per larghi tratti. La Madre di Dio vi è invocata ed esaltata come incorrotta colomba di bellezza, rosa sempre fresca. Essendo purissima sotto ogni aspetto, eternamente immacolata e beata, viene celebrata come l'innocenza stessa, che non fu mai violata, e come la nuova Eva che ha generato l'Emmanuele.

Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.

Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall'unità della Chiesa, e, se avrà osato rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro modo, ciò che pensa, sappia di essere incorso, ipso facto, nelle pene comminate dal Diritto.

[...]

Fondiamo senz'altro le nostre attese su un fatto di sicura speranza e di pieno convincimento. La stessa beatissima Vergine che, tutta bella e immacolata, schiacciò la testa velenosa del crudelissimo serpente e recò al mondo la salvezza; la Vergine, che è gloria dei Profeti e degli Apostoli, onore dei Martiri, gioia e corona di tutti i Santi, sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di chiunque è in pericolo, potentissima mediatrice e avvocata di tutto il mondo presso il suo Unigenito Figlio, fulgido e straordinario ornamento della santa Chiesa, incrollabile presidio che ha sempre schiacciato le eresie, ha liberato le genti e i popoli fedeli da ogni sorta di disgrazie e ha sottratto Noi stessi ai numerosi pericoli che Ci sovrastavano, voglia, con il suo efficacissimo patrocinio, portare aiuto alla santa Madre, la Chiesa Cattolica, perché, rimosse tutte le difficoltà, sconfitti tutti gli errori, essa possa, ogni giorno di più, prosperare e fiorire presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, "dall'uno all'altro mare, e dal fiume fino agli estremi confini della terra", e possa godere pienamente della pace, della tranquillità e della libertà. Voglia inoltre intercedere perché i colpevoli ottengano il perdono, gli ammalati il rimedio, i pusillanimi la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti l'aiuto, e tutti gli erranti, rimossa la caligine della mente, possano far ritorno alla via della verità e della giustizia, e si faccia un solo ovile e un solo pastore.

[...]

Nessuno pertanto si permetta di violare il contenuto di questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o abbia l'ardire temerario di avversarlo e di trasgredirlo. Se qualcuno, poi, osasse tentarlo, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.